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Mps, Viola lascia la guida della banca

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Mps, Viola lascia la guida della banca

Fabrizio Viola lascia la guida di Banca Monte Paschi di Siena. Nella seduta odierna, il consiglio di amministrazione dell’istituto e l’amministratore delegato hanno convenuto sull'opportunità di un avvicendamento al vertice. Questo quanto comunicato a mercati chiusi dalla banca.

Viola ha dato la propria disponibilità a definire, insieme al presidente, un’ipotesi di accordo per la risoluzione del rapporto, subordinata all'approvazione degli organi competenti, nel pieno rispetto delle previsioni contrattuali e della normativa vigente, mantenendo le proprie funzioni fino alla nomina del suo successore e assicurando il proprio supporto per il tempo necessario.

«Fabrizio Viola, chiamato alla guida della Banca in un momento di estrema difficoltà per l’istituto, lascia la banca solida e in utile, con un piano, presentato al mercato lo scorso 29 luglio, che comprende una soluzione strutturale e definitiva per gli Npl» si legge nel comunicato di Rocca Salimbeni, che prosegue: «Il consiglio di amministrazione ha avviato il processo per la successione dell’amministratore delegato con l’obiettivo di arrivare in tempi molto brevi al suo insediamento»

Il board stesso, all'unanimità, ha ringraziato Fabrizio Viola per l’alta qualità del lavoro svolto nell'interesse di Banca Monte dei Paschi di Siena, esprimendo un forte apprezzamento per la grande competenza, la totale dedizione e trasparenza con cui ha guidato efficientemente la banca per più di quattro anni.

Quattro anni alla guida di Mps
Viola è entrato nel Monte dei Paschi di Siena come direttore generale il 12 gennaio 2012. Il 3 maggio dello stesso anno è stato nominato amministratore delegato dell’istituto senese. Lavorando con l’allora presidente Alessandro Profumo, affronta il momento di crisi dell’istituto con un programma di tagli dei costi, che passa anche attraverso la chiusura di alcune filiali. A sostegno della patrimonializzazione della banca, Viola riesce ad ottenere dal Tesoro 4 miliardi di euro in prestito, prima in forma di Tremonti bond, poi trasformati in Monti bond. Nel giugno 2014 la banca, sotto la sua guida, vara un aumento di capitale di 5 miliardi di euro, nonostante il quale l’istituto non guadagna la promozione agli stress test della Bce di ottobre.

Nuovi guai nel luglio scorso, quando il titolo in Borsa arriva a perdere il 20% in una sola seduta a seguito della richiesta della Bce di incrementare il taglio delle sofferenze nette rispetto a quanto stabilito dal piano del 2015 passando da da 5,5 a 9,6 miliardi. Il board deve prendere, dunque, in considerazione l’ipotesi di un nuovo aumento di capitale per far sì che Mps superi i nuovi stress test del 2016. Ricapitalizzazione che ora rischia di slittare nella tempistica, rispetto alle attese del mercato, se non sarà individuato a breve il successore di Viola.

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