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Eni, in novembre il riavvio di Kashagan

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Materie prime

Eni, in novembre il riavvio di Kashagan

La produzione di greggio nel giacimento di Kashagan, in Kazakistan, comincerà a novembre. A spostare nuovamente in avanti la deadline per l’avvio del campo - scoperto nel 2000 e partecipato da Eni nell’ambito del consorzio North Caspian Sea Production Sharing Agreement (Ncspsa), che vede schierate anche Exxon, Royal Dutch Shell, Total, la cinese Cnpc e la giapponese Inpex - è stato l’ad del colosso petrolifero di Stato KazMunayGaz, Sauat Mynbayev. Durante un incontro governativo, il top manager ha precisato che il petrolio comincerà a fluire il 24 settembre e raggiungerà volumi commerciali a inizio novembre. In una mail inviata poi all’agenzia Reuters, il ministro dell’Energia ha quindi spiegato che la produzione petrolifera è attesa intorno alle 500mila tonnellate per la fine dell’anno qualora si riuscisse a partire in ottobre.

Per capire se il giacimento kazako riprenderà il suo corso, bisognerà quindi attendere le prossime settimane anche perché sui tempi di riavvio produttivo di Kashagan - fermo ormai dal settembre 2013 dopo l’incidente avvenuto a valle dello start-up che aveva costretto il consorzio a interrompere la produzione per procedere alla sostituzione delle due pipeline danneggiate -, non sono mancati svariati stop and go e l’annuncio di ieri di Mynbayev aggiorna, come detto, la scadenza di ottobre indicata in precedenza.

Ad ogni modo, se Kashagan riuscisse finalmente a prendere il largo, per il gruppo guidato da Claudio Descalzi i benefici sarebbero importanti come evidenziano diverse banche d’affari, a cominciare da un report appena sfornato da Credit Suisse che ha confermato il rating “outperform” e il target price a 16 euro. L’analista stima infatti per Eni un trend positivo per il 2017 incentivato da possibili dismissioni in Mozambico ed Egitto e dalla crescita della produzione, che dovrebbe ricevere una sponda anche dal riavvio di Kashagan, oltre che, tra l’altro, dalla ripartenza in Val D’Agri e dal contributo di Goliat in Norvegia. Proprio rispetto alla maxi-piattaforma dislocata nelle acque dell’Artico - che Eni gestisce in partnership con Statoil -, e ferma dal 26 agosto per un black out, l’Autorità norvegese per la sicurezza nel petrolio (Psa) ha chiarito ieri, al termine di un incontro con i manager del gruppo, che non riaprirà finché alcune «misure non saranno implementate e management e lavoratori concorderanno che sulla piattaforma le attività possono essere svolte in sicurezza». L’Eni, dal canto suo, ha assicurato che la ripresa avverrà «quando tutte le parti in causa decideranno che sarà giusto farlo, realisticamente entro un paio di settimane» e ha ribadito di essere «impegnata a operare in tutti i propri stabilimenti, incluso Goliat, in maniera molto sicura e in piena collaborazione con gli stakeholder locali».

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