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L’ipotesi stretta monetaria Usa fa salire il costo dei mutui a tasso…

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L’ipotesi stretta monetaria Usa fa salire il costo dei mutui a tasso fisso

Non c’è nulla di concreto negli Stati Uniti. Da qualche giorno è ripartito il tira e molla sui tassi e su quando la Federal Reserve andrà a ritoccarli nuovamente (dopo il mini-rialzo di dicembre 2015) all’insù. Le dichiarazioni di alcuni esponenti della Banca centrale degli Usa nella direzione di una stretta monetaria hanno spinto gli investitori a cautelarsi: per questo motivo le Borse stanno soffrendo e con esse i titoli di Stato. Non è quindi un caso se i rendimenti dei principali bond governativi negli Usa ma anche in Europa sono risaliti, andando quindi a scontare in anticipo uno scenario di rialzo dei tassi negli Usa.

È salito anche il rendimento del Bund tedesco: il titolo a 10 anni dopo 40 giorni consecutivi vissuti addirittura sottozero è ritornato in territorio positivo a quota 0,035 per cento. Questa notizia non è indifferente per i mutuatari italiani (in essere o futuri) perché al rendimento del Bund è collegato indirettamente anche l’indice dei mutui a tasso fisso, ovvero il tasso Eurirs. Se il rendimento del Bund sale si muove al rialzo anche l’Eurirs e viceversa.

In tre sedute l’Eurirs a 20 anni (una delle scadenze che più interessano i mutuatari dato che molti mutui sono stipulati dai 20 anni in su) è risalito da 0,71% a 0,88%, 17 punti base (0,17%) in più. Oggi siamo a 0,85%: quasi 15 punti base in più.

L’INDICE DEI MUTUI A TASSO FISSO
L’andamento dell'Eurirs a 20 anni

Cosa significa lato mutui? Molto semplicemente che chi deve stipulare un mutuo a tasso fisso lo pagherà di più rispetto a chi lo ha stipulato la settimana scorsa. Per un mutuo a 20 anni di 150mila euro si tratta di un aumento della rata mensile di 10 euro al mese, ovvero 120 euro l’anno, ovvero 2.400 euro euro per l’intero contratto.

Quanto accaduto nelle ultime sedute dovrebbe insegnare una doppia lezione agli aspiranti mutuatari orientati alla soluzione a tasso fisso:

1) il giorno della stipula non è indifferente, perché solitamente le banche fissano il tasso fisso definitivo proprio in base al valore che l’indice Eurirs ha il giorno della stipula. Secondo questa logica anche chi sceglie il tasso fisso si affida un po’ al caso, nel senso che non potrà avere piena contezza dell’andamento dell’Eurirs nel giorno in cui riuscirà a concordare, previa la disponibilità del notaio e del rappresentante della banca erogante, la data del rogito;

2) c’è una differenza sostanziale tra tasso di preventivo e tasso di stipula. Quando si chiede un mutuo e quando si ha l’ok dalla bancha (terminate perizia e istruttoria) si riceve una simulazione/preventivo in cui il piano di ammortamento e la rata mensile che ne consegue è calcolata sulla base del tasso di quel momento. Ma se poi dal preventivo al rogito passa un po’ di tempo (come accade quasi sempre) si possono avere delle cattive sorprese, perché l’indice Eurirs (che sommato allo spread deciso dalla banca determina il tasso finale del mutuo a tasso fisso) nel frattempo potrebbe essere aumentato. E come visto nelle ultime sedute, possono bastare pochi giorni perché questo indice cambi valore. L’ideale sarebbe quindi trovare un istituto che congeli il tasso di preventivo entro un certo lasso di tempo in modo tale da non esporsi all’eventualità di rogitare a un tasso più alto di quanto immaginato.

twitter.com/vitolops

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