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Russia fuori dalla recessione (lentamente) e rublo più stabile

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L’ECONOMIA DI MOSCA

Russia fuori dalla recessione (lentamente) e rublo più stabile

MOSCA - I segnali che l'economia russa stia lentamente trascinandosi fuori dalla recessione, accompagnati dalla stabilizzazione del rublo, c'erano: la ripresa del prezzo del petrolio e altri indicatori come l'aumento dei consumi elettrici o delle merci spedite su rotaia. Ma mentre gli investimenti e i consumi delle famiglie restano deboli, il rallentamento del calo del Pil (-0,6% nel secondo trimestre, miglior risultato dalla fine del 2014 e successivo al -1,2% del primo trimestre) lascia aperto il timore che, oltre la recessione, ci sia una difficile stagnazione ad attendere il Paese.

DAL BOOM ALLA RECESSIONE
Variazione percentuale annua del Pil russo.

A due giorni dalle elezioni per il rinnovo della Duma, la decisione di Standard & Poor's – un miglioramento dell'outlook da “negativo” a “stabile” - giunge dunque come un incoraggiamento per il governo russo e per gli sforzi del ministro delle Finanze, Anton Siluanov, di tenere sotto controllo il deficit di bilancio. Ma è anche un incoraggiamento per la Banca centrale russa, che proprio alla vigilia del voto ha accettato il secondo taglio dell'anno dei tassi di interesse – scesi dal 10,5 al 10% - pur manifestandosi determinata a mantenere la direzione voluta da Elvira Nabiullina: una riduzione molto graduale e controllata, che non perda di vista il target fissato per l'inflazione, il 4% da raggiungere nel 2017.

IL PIL RUSSO DURANTE L’ERA PUTIN
Dati in miliardi di dollari (Fonte: Worldbank)

Spinta in recessione soprattutto per colpa del petrolio, è grazie al petrolio che la Russia – primo esportatore di energia al mondo – si avvia a mettere fine a una recessione iniziata all'inizio del 2015, un momento in cui le difficoltà dell'economia si aggiungevano a quelle della politica, alla crisi ucraina e alle sanzioni internazionali. Il ministero dell'Economia prevede di chiudere l'anno ancora in negativo, ma per il 2017 le stime sono per una crescita dello 0,8%. Non certo sufficiente a ridare davvero fiato al Paese: S&P, tuttavia, guardando al periodo 2017-2019 prevede una crescita media del Pil dell'1,6%: «Prevediamo inoltre – scrive l'agenzia di rating – che malgrado le pressioni fiscali la Russia riesca a mantenere un livello di indebitamento basso, e una solida posizione verso l'esterno». La decisione di S&P, ha commentato Siluanov, mostra quanto l'economia russa sia stata capace di adattarsi alle nuove condizioni.

Poco prima di lui aveva preso la parola a Mosca la presidente della Banca centrale russa, per commentare una decisione attesa data la debolezza della ripresa e la necessità di lanciare un segnale a ridosso del voto, anche se Elvira Nabiullina ha lasciato capire che non cederà a ulteriori pressioni, malgrado quest'anno l'inflazione sia riuscita a scendere dal 9,8% di gennaio al 6,6%. I tassi, ha detto la Nabiullina, resteranno probabilmente invariati fino alla fine dell'anno. Per poi proseguire l'allentamento anche a ritmo più lento.

Malgrado le pressioni degli imprenditori per un'azione più decisa, manovre di stimolo che accelerino la ripresa, Nabiullina mantiene l'appoggio del presidente Vladimir Putin alla propria linea: «Putin – scrive Jason Bush, senior analyst di Eurasia – crede fermamente nella necessità di mantenere solidi fondamentali macroeconomici. Come parte della sovranità finanziaria della Russia».

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