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Petrolio, Opec verso un accordo (forse). Ma non ad Algeri

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VERTICE PETROLIFERO

Petrolio, Opec verso un accordo (forse). Ma non ad Algeri

(Reuters)
(Reuters)

Non ce l’ha fatta a Doha e probabilmente non ce la farà nemmeno ad Algeri. Ma un passo dopo l’altro l’Opec si sta forse avvicinando alla meta di un accordo per sostenere il mercato del petrolio.

È questo è il messaggio che arriva - o meglio, che viene fatto arrivare - dalla capitale algerina, dove i ministri del gruppo hanno cominciato a riunirsi. Avranno tempo fino a domani per cercare di appianare le divisioni, che tuttora sembrano importanti.

E in assenza di un’intesa su un piano di azione concreto (cosa che ormai sembra scontata) dovranno elaborare un piano di comunicazione credibile per mantenere viva l’aspettativa di un intervento: un congelamento, o meglio ancora un taglio, della produzione di greggio, che se non viene decretato subito possa comunque essere pubblicizzato come imminente.

Il mercato è pronto a inseguire il vento delle nuove aspettative: dopo una seduta con livelli di volatilità altissimi (come non si vedevano da aprile, per l’appunto dai tempi del vertice di Doha) Brent e Wti hanno chiuso con un rialzo superiore al 3%, cancellando quasi del tutto i ribassi della settimana scorsa. Una reazione che sembrerebbe irrazionale, considerato che ormai quasi tutti parlano di vertice solo interlocutorio. Tra questi c’è anche il segretario generale dell’Opec, Mohammed Barkindo, divenuto molto più cauto dopo il vortice di bilaterali delle ultime settimane: ad Algeri, dice, ci saranno solo «consultazioni» ed è «prematuro» affermare che le posizioni si stanno avvicinando.

Dall’Iran continuano del resto ad arrivare resistenze: «È solo un incontro consultivo ed è tutto ciò che dobbiamo aspettarci», ha affermato il ministro Bijan Zanganeh prima di lasciare Teheran alla volta di Algeri. Lo stesso Zanganeh apre comunque il prossimo capitolo della saga dell’Opec, aggiungendo : «I colloqui tra i membri dell’Opec potranno essere usati per il vertice di novembre a Vienna». Algeri come ponte, insomma, per un accordo che non c’è ancora ma sarebbe in fieri.

Del resto non è trascurabile che Teheran stavolta abbia accettato un confronto diretto con l’Arabia Saudita: prima di Doha c’erano solo dichiarazioni a distanza, spesso molto caustiche, come quando Zanganeh respinse come «ridicola» la pretesa di imporre all’Iran di limitare la produzione.

Gli stessi piani di Riad si sono fatti molto più ambiziosi: i sauditi ora si dicono pronti a coordinare un taglio di produzione da un milione di barili al giorno (di cui si addosserebbero la metà), se in cambio l’Iran congela l’output a 3,6 mbg. Il piano - la cui esistenza è stata confermata dal ministro algerino Noureddine Bouterfa - prevederebbe anche tagli fino al 4% dell’output per gli altri membri dell’Opec, con un’esenzione per Libia e Nigeria.

Teheran resiste. E questo condanna il vertice di Algeri ad fallimento quasi certo. Ma secondo la stampa iraniana non si è tirata indietro dal tavolo di trattative, anzi ha rilanciato con una controproposta, che sembra confermare che il dibattito si è spostato sul tema delle quote di produzione: l’Iran vorrebbe il 12,7% della quota totale Opec, ossia quasi 4,2 mbg, probabilmente troppi per averla vinta subita, ma comunque meno dei 4,7 mbg che chiedeva pochi mesi fa.

Le trattative sembrano insomma in fermento all’Opec, anche se è difficile intuire se e quando riusciranno a sfociare in un risultanto concreto. Di certo il tempo stringe. Il petrolio ha avviato il crollo oltre due anni fa e non sembra vicino a risollevarsi di prezzo, mentre le sofferenze per i paesi produttori rischiano di non essere più sostenibili.

I paesi dell’Opec, ha ricordato Bouterfa, perdono tutti insieme fra 300 e 500mila dollari al giorno a causa del mini-greggio. Persino la ricchissima Arabia Saudita è in difficoltà: dopo aver bruciato in due anni un quarto delle riserve in valuta pregiata - al ritmo di 9 miliardi di dollari al mese - ieri ha decretato un taglio del 20% degli stipendi dei dipendenti pubblici.

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