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Sulla partita del debito può aiutare anche la revisione del Pil

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L'Analisi|l’analisi

Sulla partita del debito può aiutare anche la revisione del Pil

Il presidente della Bce Mario Draghi l'ha ripetuto ieri, nella sua testimonianza al Parlamento europeo, pur senza citare nessun paese, in modo specifico. Nelle regole sui bilanci pubblici europei c’è una «asimmetria» perché i paesi che non hanno margini di bilancio non devono aumentare la spesa, mentre i paesi che hanno margini «non sono obbligati a usarli se non vogliono». Ogni riferimento a Italia, che spazi di bilancio ne ha ben pochi, e a Germania, che invece ne avrebbe, eccome, non appare del tutto casuale. Sta di fatto che oggi il ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan dovrà tentare davvero la quadratura del cerchio nel presentare l’aggiornamento del Def. Che la ripresina italiana stia perdendo slancio, infatti, è un dato che nessuno dei previsori mette più in discussione, ormai. Nella maggior parte dei casi si parla di una crescita economica per il nostro paese nel 2017 che, anche per effetto della modesta eredità statistica lasciata da quest’anno, sarà compresa fra lo 0,5 e lo 0,7 per cento.

A congiurare in senso negativo c’è il continuo peggioramento degli indicatori che anticipano il ciclo economico e, sul versante esterno, la continua revisione al ribasso delle previsioni di sviluppo globale (la prossima in arrivo a inizio ottobre è quella del Fmi).

Di questo il Governo non potrà non tener conto nel definire il proprio quadro macroeconomico tendenziale. Sotto il profilo programmatico, la speranza del Mef è che il disinnesco della mina dell’aumento dell’Iva, previsto dalle clausole di salvaguardia (15 miliardi sono pari allo 0,9 per cento del Pil) nonché le misure di sostegno all’economia inserite nella prossima manovra di bilancio, permettano di modificare in modo sostanziale questa debole tendenza, tonificando il prodotto interno e riportando la crescita-obiettivo verso un aumento vicino all’1 per cento.

Ma come fare a governare la dinamica del debito pubblico? È il debito, come si sa, il solo, vero tallone d’Achille dei conti pubblici italiani, che sul fronte dell’indebitamento netto, finora, hanno sempre performato abbastanza bene, in confronto alla finanza pubblica dei vicini di casa. Ed è sul debito e sulla capacità di mantenere una prospettiva di riduzione in rapporto al prodotto che Bruxelles chiede rassicurazioni. Non solo Bruxelles, pare di capire: ieri l’esponente del Board Bce, Benoit Couré ha ricordato all’Italia che la ripresa va supportata dalle politiche di bilancio, ma in modo sostenibile. Da questo punto di vista - e solo da questo, perché non sembra che la revisione statistica possa modificare le precedenti stime di crescita, anche se per esserne certi dovremo attendere il tre ottobre, giorno di pubblicazione delle serie trimestrali aggiornate - un assist consistente al Governo è arrivato dall’Istat, con il suo ritocco al livello del Pil. Quel modesto innalzamento del prodotto per il 2014 (+8,5 miliardi circa) fa salire il denominatore nel rapporto tra debito e prodotto. Di quanto migliora la percentuale? I primi calcoli degli esperti parlano di una riduzione dello stock del debito in rapporto al Pil, per il 2015, dal precedente 132,7% al 132,2 per cento. Una modifica che di certo permetterà di descrivere la dinamica di questo parametro, anche nell’anno in corso, con tinte meno scure.

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