Finanza & Mercati

«Investitori pronti a rilanciare sull’energia»

  • Abbonati
  • Accedi
ENERGY SUMMIT SOLE 24 ORE

«Investitori pronti a rilanciare sull’energia»

Da un lato, il Vecchio Continente alle prese con l’obiettivo, non certo facile, di una politica unica per l’energia che rappresenta, per dirla con le parole di Guido Bortoni, numero uno dell’Autorithy per l’energia, «la migliore assicurazione contro i rischi sulla sicurezza degli approvvigionamenti, l’economicità delle risorse e il raggiungimento di target di sostenibilità ambientale». Dall’altro il mercato italiano che, come ha ricordato Roberto Chieppa, segretario generale dell’Antitrust, ha conosciuto, guardando all’energia elettrica e al gas, un’evoluzione «caratterizzata da una minore vocazione concorrenziale dipendente da ragioni storiche e da particolari caratteristiche industriali» e deve affrontare ancora diverse sfide per giungere a una piena apertura.

Si è svolta lungo questi due binari la prima delle due giornate della sedicesima edizione dell’Energy Summit del Sole 24 Ore che ha visto alternarsi sul palco, oltre ai rappresentanti delle Authority, i numeri uno delle principali aziende e delle associazioni di settore. «C’è sicuramente un’attenzione forse eccessiva agli appuntamenti, dal referendum alla situazione bancaria, che riguardano il nostro paese», ha spiegato il ceo di Snam, Marco Alverà, reduce da una serie di incontri a Londra con alcuni investitori istituzionali, ma non ci sono timori di sorta, come peraltro riconosce anche l’ad di Prysmian Group, Valerio Battista («non credo che gli investitori siano preoccupati per gli sviluppi politici italiani»). «Il nostro bond a 10 anni - ricorda ancora Alverà - tratta 70-80 punti base, cioè meno dell’1% per finanziare il debito a 10 anni. E questo non è solo un indice della salute dell’azienda, ma dimostra anche una notevole tranquillità verso il Paese». Certo, ammette il top manager, con un occhio al piano industriale appena annunciato e ai 4,3 miliardi messi in campo da qui al 2020, «non siamo preoccupati dell’impegno, anche perché abbiamo sempre rispettato il budget dei nostri investimenti e, negli ultimi 10 anni, abbiamo investito in infrastrutture oltre un miliardo l’anno. Piuttosto se c’è qualcosa che mette a rischio parte del nostro sforzo sono le difficoltà del territorio. Quindi, tutto quello che può servire a snellire e velocizzare processi autorizzativi è ben accetto».

Focus quindi sugli investimenti e su possibili nuovi fronti, a cominciare dal metano per trazione dove Snam, chiarisce il ceo, è pronta a mettere a disposizione, mantenendo il baricentro ben puntato sulle attività regolate, «la capacità di realizzare infrastrutture anche in questo settore». Mentre per Enel la sfida futura passa attraverso la valorizzazione del cliente nel segno della sostenibilità e dell’innovazione. «Il cliente - spiega il country manager Italia del colosso energetico, Carlo Tamburi - è diventato molto più centrale nella nostra strategia rispetto al passato». E, in vista del 2018 e del completo superamento del mercato di maggior tutela, «lavoreremo molto sull'offerta dal punto di vista di prodotti innovativi e della qualità del servizio. Anche la retention del cliente diventerà in quest'ottica molto importante, noi vogliamo valorizzarlo - rimarca Tamburi dopo aver rammentato i numeri del gruppo nella penisola (11 milioni di clienti nel mercato libero e 20 milioni in quello tutelato) - con un approccio sostenibile e innovativo». Una carta che anche Erg, dopo la svolta “green”, si dice pronta a giocare sul mercato retail, l’unico tassello non ancora presente nel suo business. «Una Erg che porta l'energia a casa? Sì, se troviamo un sistema innovativo: certo non possiamo competere con i big...», ammette Luca Bettonte, ceo del gruppo.

Dalle strategie delle aziende all’analisi del mercato, a partire dal tema degli incentivi che abbiamo pagato alle fonti rinnovabili d’energia, 16 miliardi di euro quest’anno, «forse l’1% del Pil italiano», rileva Francesco Sperandini amministratore delegato del Gse. Il sistema degli incentivi, a parere di Sperandini, va rivisto come arma di politica industriale che «dia additività, che generi una capacità di investimenti nel mondo globalizzato», e non più come una penalizzazione i cui vantaggi sono goduti dal resto del mondo.

Le fonti rinnovabili hanno però un vantaggio, osserva Toni Volpe, amministratore delegato della Falck Renewables: svincolate dalla volatilità di prezzo dei combustibili, le energie pulite permettono di formulare contratti di fornitura elettrica a lungo termine a prezzo fisso, dice Volpe, e invece di doversi limitare ai meccanismi della Borsa elettrica dovrebbero essere valorizzate anche per questa pecularità. Il prezzo fisso nelle forniture elettriche a lungo termine piace anche a Luca Alippi, amministratore delegato dell’Ep Produzione, la società che tramite la ceca Eph ha rilevato le centrali E.On in Italia. «Un’aggregazione della domanda», auspica Alippi, forse con quel ruolo che oggi è ancora svolto dall’Acquirente unico.

Il tema della diversificazione delle fonti e gli effetti dei differenti combustibili sull’impatto ambientale è stato tratteggiato da Andrea Arzà, amministratore delegato della Liquigas, e da Michele Elia, country manager del gasdotto Tap Italia. Il metanodotto Tap, in costruzione, fra quattro anni consentirà di importare metano dall’Azerbaigian, per dare all’Italia una fonte d’energia a impatto ambientale modesto come alternativa sicura alle forniture da Paesi poco stabili; Arzà ha ricordato i gas liquefatti come risorsa per dare energia sostenibile ai 4 milioni di italiani che sono lontani dalle reti del gas, come accade in montagna o in Sardegna. Spesso l’alternativa ai gas liquefatti viene definita per “ecologica” ma, accade nel caso dei pellet di legna, le emissioni in atmosfera sono assai impegnative. Eppure, ricorda Arzà, amministrazioni pubbliche hanno politiche contraddittorie che producono più smog immaginando di difendere così la qualità dell’aria.

Conferma Péter Ilyés, amministratore delegato dell’E.On Italia, che un sistema normativo e regolatorio incerto e ondivago non aiuta le scelte di chi investe in efficienza energetica e in sostenibilità. Esperienze simili a quelle di Ilyés giugnono da Paolo Quaini, direttore energy services marketing & sales dell’Edison, che si scontra con incertezze normative che non invogliano, anzi allontanano, quei clienti che vogliono investire in servizi energetici e ambientali.

Le aziende che investono però non si contano, testimonia Stefano Salvadeo, partner di Bernoni Grant Thornton che ha promosso la settima edizione del Good Energy Award in collaborazione con Bosch e Coima Image. Vincitori del premio sono Lucaprint per imballaggi di cartone prodotto anche con scarti di fagioli, Coop Lombardia per le campagne di riciclo dell’olio di frittura, Acea Pinerolese Industriale per la produzione di metano dai rifiuti urbani, Almadom.us per i dispositivi elettronici per risparmiare energia in casa e i Giovani Unesco per le campagne nelle scuole.

Oggi di scena la seconda giornata dell’Italian Energy Summit del Sole 24 Ore con al centro del dibattito i mercati del petrolio, del gas e dell’elettricità.

© Riproduzione riservata