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Dossier Volkswagen rischia maxisanzione Usa per il dieselgate

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    Dossier | N. 7 articoliDieselgate, tutto quello che c'è da sapere

    Volkswagen rischia maxisanzione Usa per il dieselgate

    (Epa)
    (Epa)

    Due notizie in arrivo dagli Usa hanno mandato al tappeto i titoli dell’auto in Borsa. La prima riguarda Volkswagen, che rischia una maximulta dal dipartimento Usa alla Giustizia: secondo l’agenzia Bloomberg quest’ultimo starebbe valutando qual è la massima multa da poter infliggere a Vw per lo scandalo delle emissioni, senza causare il fallimento del colosso automobilistico tedesco. La seconda riguarda Fiat Chrysler, colpita dai timori sull’ammontare e la sostenibilità degli investimenti necessari per rispettare, nel medio periodo, le future norme Usa sulle emissioni. Vw ha perso in chiusura il 2,5% a 113,2 euro mentre Fca, che aveva ceduto fino al 5% in apertura ed era andata in asta di volatività, ha lasciato sul terreno il 2% a fine giornata (l’indice Stoxx Auto ha perso lo 0,5%).

    Per quanto riguarda il caso Volkswagen, l’agenzia Bloomberg cita due fonti vicine al dossier e scrive che la trattativa fra le autorità e l’azienda sarebbe iniziato ad agosto; l’obiettivo è arrivare a un accordo extragiudiziale entro gennaio, prima che entri in carica il nuovo Governo dopo le elezioni presidenziali di novembre. È possibile che la “minaccia” filtrata ieri faccia parte del gioco dei negoziati. Volkswagen dovrà già sopportare un onere fino a un massimo di oltre 15 miliardi di dollari (poco meno di 14 miliardi di euro) dopo l’accordo firmato a giugno con le autorità, che comprende i risarcimenti ai 500mila clienti Usa delle vetture con motore diesel truccato, investimenti in tecnologie verdi e versamenti a un fondo gestito dall’Environmental Protection Agency (Epa), l’ente americano per la protezione ambientale.

    A quanto potrebbe arrivare la nuova maxisanzione a Vw? Le multe più elevate finora inflitte dalle autorità Usa a case automobilistiche sono quelle alla Toyota (1,2 miliardi di dollari per il caso del pedale dell’acceleratore che restava bloccato) e alla General Motors (900 milioni per i blocchetti di accensione difettosi). Molto più elevata fu la sanzione penale inflitta alla britannica Bp per il disastro ambientale della piattaforma Deepwater Horizon: 4 miliardi di dollari (nell’ambito di un accordo da complessivi 25 miliardi). Secondo quanto dichiarato da un funzionario a gennaio, il Governo starebbe seguendo con Vw la stessa linea adottata con Bp.

    Volkswagen ha accantonato finora 17,8 miliardi di euro a copertura degli oneri futuri, e dispone di una liquidità di 28,8 miliardi a fine giugno. Gli analisti hanno rifatto i conti sulla fattura finale dello scandalo; Arndt Ellinghorst, di Evercore Isi, stima un conto di 31,6 miliardi di euro (26,2 miliardi al netto delle tasse) ma esclude i potenziali risarcimenti agli investitori in quanto la responsabilità Vw è ritenuta «difficile da dimostrare».

    Per quanto riguarda Fca, a scatenare le vendite è stata un’intervista - sempre di Bloomberg - a Chris Grundler, capo dell’ufficio trasporti e qualità dell’aria all’Epa. Grundler dice che il gruppo italo-americano dovrà investire oltre 5 miliardi di dollari (poco meno di 5 miliardi di euro) di qui al 2025 per far sì che la futura gamma di veicoli rispetti gli standard di emissioni e consumi previsti per quell’anno. Grundler ha collaborato a un ponderoso report (oltre 1.200 pagine) pubblicato dall’Epa a luglio, in cui vengono analizzati la situazione attuale, le misure tecniche che i costruttori dovranno prendere per adeguare le rispettive gamme prodotto, e i costi. Fca non è l’unica che dovrà investire parecchio: i costi stimati dall’Epa (un minimo di 2.254 dollari per veicolo) sono superiori a quelli delle rivali dirette Gm e Ford (1.707 e 1.438, rispettivamente) e delle aziende giapponesi, ma inferiori, per esempio, a quelli previsti per il gruppo Volkswagen (almeno 2.679 dollari a veicolo). Fca parte con due svantaggi rispetto alle concorrenti: una gamma fra le più inquinanti, decisamente sbilanciata su veicoli ad alti consumi come Suv e pick-up, e una situazione finanziaria più debole, con un debito netto industriale previsto a fine 2016 appena al di sotto dei 5 miliardi di euro contro la posizione attiva della maggior parte delle rivali.

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