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Se anche il Blackberry va in pensione

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Se anche il Blackberry va in pensione

  • –Riccardo Barlaam

È

come se la Ferrari annunciasse di non produrre più auto rosse. Come se la Bianchi dicesse che non fa più bici da corsa. Blackberry ha annunciato ieri che non produrrà più smartphone ma si concentrerà sullo sviluppo di software e sui servizi. Stop. Fine della storia per gli iconici smartphone a tastiera del marchio della mora canadese che permettevano di leggere le mail sullo schermo del telefonino e che sono stati fino a pochi anni fa, per la loro facilità d’uso, il riferimento della classe dirigente di mezzo mondo. I telefonini a tastiera non scompariranno del tutto. Lo sviluppo e la produzione del classico smartphone Bb passerà a una società indonesiana, la PT Tiphone che fabbricherà in subappalto i dispositivi Blackberry in Asia. Ma la società si concentrerà su altro, su settori più profittevoli.

In principio si chiamava Research In Motion, meglio nota come RIM. Società canadese fondata nel 1984 da Mike Lazaridis a Waterloo, in Ontario, assieme all’amico d'infanzia Doug Fregin e più tardi insieme al compagno di studi Michael Barnstijn. Insomma una storia simile a quella del garage di Steve Jobs. Negli anni Novanta Rim cominciò a ad avere successo con i cercapersone che inviavano anche messaggi. Da lì, per una decina di anni e più, gli smartphone con la tastiera sono diventati il leader di mercato mondiale nei telefonini aziendali. Fino all’arrivo dei coreani e dei primi schermi touch screen che da un giorno all’altro hanno fatto percepire questo oggetto vecchio, superato, un prodotto del passato. La notizia di oggi era già scritta. È solo, in certo senso, la ratifica di una situazione di fatto già nota. Blackberry ha deciso di cambiare definitivamente pagina. E di innovare. Anche se fa un po’ di tristezza. La Borsa ci crede: ieri dopo la trimestrale che ha rivisto in rialzo le stime per fine anno, il titolo ha guadagnato oltre l’8 per cento.

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