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A processo gli ex vertici Mps

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A processo gli ex vertici Mps

  • –Sara Monaci

Tutti rinviati a giudizio per aggiotaggio, falso in bilancio, falso in prospetto e ostacolo alla vigilanza (a vario titolo). Il caso Monte dei Paschi di Siena, su cui si indaga da almeno tre anni e mezzo prima nella procura di Siena e poi in quella di Milano, mette questo primo punto fermo - dopo una prima condanna in primo grado, nel tribunale di Siena, a 3 anni per ostacolo alla vigilanza nei confronti dell'ex presidente Giuseppe Mussari, l'ex dg Antonio Vigni e l'ex responsabile finanziario Gian Luca Baldassarri relativamente ad un documento tenuto nascosto riguardante il derivato Alexandria sottoscritto con Nomura (il cosiddetto “mandate agreement”).

Lo ha deciso ieri il gup di Milano Livio Cristofano, che ha mandato a processo 16 imputati fra cui appunto gli ex vertici Mussari e Vigni, l'ex responsabile finanziario Baldassarri, l'ex direttore finanziario Daniele Pirondini e, per la responsabilità amministrativa degli enti, anche Nomura International, Deutsche Bank Ag London Branch, Deutsche Bank Ad. A loro si aggiungono anche sei tra manager ed ex manager della banca tedesca e tre dirigenti della banca giapponese. Il processo inizierà il 15 dicembre. È stata esclusa l'aggravante della transnazionalità. Stralciata la posizione di Mps che ha chiesto il patteggiamento con 600mila euro e 10 milioni di confisca, su cui si deciderà il 14 ottobre.

Il processo dovrà provare che questi reati finanziari sono stati commessi durante l'acquisizione di Antonveneta nel 2008; poi negli anni successivi, fino al 2013, per la rinegoziazione di due derivati complessi e costosi: Alexandria sottoscritto con Nomura, e Santorini sottoscritto con Deutsche Bank.

La tesi degli inquirenti è, sostanzialmente, che il finto aumento di capitale realizzato per l'acquisizione di Antonveneta - per il quale l'allora azionista di maggioranza, la Fondazione Mps, sottoscrisse 500 milioni di euro di prodotti convertibili Fresh in realtà annoverabili come debito e non come attività patrimoniale - fu occultato al mercato.

Inoltre, la grande erosione di liquidità che comportò l'operazione (9 miliardi per l'acquisto effettivo di Antonveneta più 8 miliardi di crediti inesigibili rimasti in pancia alla banca padovana), fu “camuffata” con questi vecchi prodotti derivati rinegoziati, che a loro volta comportarono una perdita complessiva, con valori attualizzati al 2013, pari a 1,2 miliardi circa. Alexandria e Santorini dovevano servire ad abbellire il conto economico garantendo anche la ridistribuzione di un piccolo utile - fatto, questo, che non solo avrebbe garantito gli accordi presi sul Fresh con Jp Morgan che li aveva congegnati, ma che avrebbe anche garantito la posizione apicale di Mussari e Vigni.

Questa almeno era la ricostruzione iniziale dell'inchiesta avvenuta a Siena, poi trasferita a Milano per competenza sul reato di aggiotaggio.

Per questi due derivati Mps e le banche straniere hanno trovato un accordo con una transazione. Il prodotto Fresh e i due derivati Alexandria e Santorini sono stati riuniti a Milano in un unico fascicolo. A queste operazioni finanziarie si aggiunge anche l'operazione immobiliare minore Chianti Classico, anch'essa finita nel mirino degli inquirenti.

Mentre nel primo periodo l'inchiesta si è concentrata molto sull'acquisizione di Antonveneta nella seconda fase le indagini hanno messo nel mirino la complessa architettura di Alexandria e Santorini. Quest'ultimo è stato sviscerato completamente solo a Milano, con il supporto del Nucleo Valutario della Gdf. Di entrambi i derivati sono stati messi in luce i Btp (3 miliardi per Alexandria e 4 miliardi per Santorini) mai acquisiti ma ugualmente contabilizzati, per i quali è ipotizzabile il reato di falso in bilancio.

I derivati sono stati oggetto di diverse interpretazioni: secondo la difesa, e inizialmente anche secondo la Consob. Poi la procura ha fatto “cambiare idea” anche alla Consob con la sua interpretazione a chiusura delle indagini: sarebbero prodotti derivati a tutti gli effetti, quindi da contabilizzare a “saldi chiusi”, con perdite da rilevare subito

Intanto i legali di Deutsche Bank fanno sapere che si difenderanno a processo.

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