Il Fondo monetario internazionale ha ritoccato di nuovo al ribasso le previsioni di crescita per l’Italia, portandole allo 0,8% per quest’anno e allo 0,9% per l’anno prossimo, una limatura dello 0,1% in entrambi i casi rispetto allo scenario di luglio. Le cifre sono sostanzialmente in linea con le ultime e molto discusse stime, anch’esse riviste al ribasso, presentate dal Governo in questi giorni nell’aggiornamento del Def. Nel luglio scorso, l’Fmi aveva già tagliato le sue previsioni sull’economia italiana di uno 0,1% per entrambi gli anni.
L’Italia è uno dei pochi Paesi ad accusare un ribasso delle previsioni. Sia nel 2016, sia nel 2017, la crescita è in coda fra i grandi Paesi dell’Unione europea e al penultimo posto nel G-7, davanti al solo Giappone. È anche in ritardo rispetto alla media dell’area dell’euro che secondo gli economisti del Fondo monetario crescerà dell’1,7% quest’anno e dell’1,5% il prossimo.
Rispondendo a una domanda dei cronisti a margine della conferenza stampa di presentazione del World Economic Outlook, il responsabile del rapporto, Gian Maria Milesi-Ferretti, ha evitato di rilasciare commenti sul referendum costituzionale del 4 dicembre prossimo. «Il referendum in Italia - ha detto - non è Brexit, nel senso che non è una decisione su fattori economici. È una decisione politica e in quanto tale non è un tipo di decisione sul quale il Fondo può dare opinioni».
Per quanto riguarda l’economia italiana, l’impulso alla crescita verrà quasi esclusivamente dalla domanda interna. I consumi dovrebbero tenere, con un’espansione dell’1% circa in entrambi gli anni che rientrano nelle previsioni, mentre si registrerà un aumento degli investimenti. Negativo invece per il 2016 l’apporto delle esportazioni nette, e nullo per il 2017.
Il rapporto dell’Fmi mette l’accento fra l’altro sulla vulnerabilità del sistema bancario italiano, la più grave nell’eurozona insieme al Portogallo, anche se nota che c’è stata finalmente nell’ultimo anno una leggera ripresa del credito, anche se inferiore all’area euro nel suo complesso: i problemi delle banche verranno analizzati più nel dettaglio dall’istituzione di Washington nel Global Financial Stability Report, che verrà pubblicato oggi. Fra le eredità della crisi, non solo in Italia, il Fondo mette l’accento tra l’altro sull’alto debito e sui crediti deteriorati nei bilanci delle banche.
La politica fiscale in Italia sarà leggermente espansiva, nota l’Fmi, che prevede per il deficit (le stime ancora non tengono contro dell’aggiornamento del Def, ma sono basate sul documento di aprile) un 2,5% del prodotto interno lordo nel 2016 e un 2,2% nel 2017. Il debito pubblico aumenterà ancora, dal 132,7% del Pil dell’anno scorso al 133,2% di quest’anno e al 133,4% dell’anno prossimo.
La disoccupazione italiana, nelle previsioni del Fondo, è destinata a restare la più elevata nei Paesi del G-7, seppure in discesa dall’11,9% nel 2015 all’11,5% nel 2016 e all’11,2% nel 2017.
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