Il BTp a 50 anni, venduto per 5 miliardi invece che i 3 previsti, al 2,85% e non al 3% come atteso, con richieste (18,7 miliardi) oltre le aspettative, è un successo per euro e Italia.
Nel giorno del collasso della sterlina,travolta dal riaffiorare di quella paura sopita ma mai sparita su costi e incertezze dell’uscita dall’euro, la moneta unica europea e il progetto dell’Unione europea hanno messo a segno ieri un grande colpo, hanno tagliato un traguardo inimmaginabile solo qualche anno fa. A dimostrare che la fiducia nell’Europa, nella zona dell’euro c’è, è arrivato ieri il BTp a50 anni. Non lo ha fatto in punta di piedi. Ha sbaragliato.
Il debutto del BTp extra-lungo ha portato nelle casse dello Stato 5 miliardi invece dei 3 del debuttante OaT francese e del Bonos spagnolo a 50 anni. Il costo della raccolta spuntato dal Tesoro, quel 2,85% che è inferiore al costo medio del debito pubblico in circolazione, è sotto il 3% che i più si aspettavano. E gli ordini vicini ai 19 miliardi la dicono lunga sulla forza della domanda, che è stata di qualità.
E’ vero che il BTp a 50 anni ha volato sostenuto dalle ali della voglia sfrenata di rendimenti più alti della norma, in un mercato dominato dai tassi negativi, dalle aspettative di un’inflazione che resterà bassa a lungo e di rendimenti compressi ai minimi storici per un periodo molto prolungato. E’ vero che questo BTp extra-lungo piace anche in un’ottica speculativa con l’orizzonte breve del carry trade. Ma è altrettanto vero che senza l’euro, con il suo spessore e la sua profondità di valuta di standing internazionale, senza la protezione delle OMTs, del QE, del whatever it takes, del fondo salva-Stati Esm, senza l’Unione bancaria e il Piano Juncker, l’Italia un BTp a 50 anni richiesto da investitori di tutto il mondo non l’avrebbe potuto emettere.
Anche il rischio- sovrano dell’Italia ha incassato un gradimento che in altri tempi - non così lontani - sarebbe stato un miraggio irraggiungibile. Proprio in questa fase storica in cui l’Italia deve fare i conti con un credit watch negativo di DBRS (una minaccia non da poco perchè getta un’ombra sull’unico rating sovrano italiano nella categoria delle “A”) , con i timori del ritorno dell’instabilità politica per il referendum sulla riforma costituzionale e l’ascesa del M5S e dei partiti di protesta, con il debito/Pil che stenta a calare tanto più stenta il rilancio dell’economia, ecco che il Tesoro ha riconosciuto una “finestra di opportunità” (le classiche windows of opportunity dei mercati) e l’ha colta al volo, lanciando il BTp a 50 anni nel mare aperto delle emissioni pubbliche ma affidando il timone alle mani forti di un sindacato di collocamento di primissimo piano. Corre voce che questo speciale BTp abbia incuriosito persino i risparmiatori, un retail tenuto invece fuori dai radar del piazzamento. La scadenza dei 50 anni è però per i professionisti, è l’ultima parte della frusta, quella che si muove di più di ogni altra, con il prezzo che crollerà nel momento in cui le aspettative su inflazione e tassi si normalizzeranno. “Spero che torni la normalità, ben venga, anche se dovrò preoccuparmi del mio BTp a 50 anni in portafoglio”, ha chiosato ieri un trader.
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