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Petrolio, Putin fa volare il Brent al record da un anno: Russia pronta…

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Petrolio, Putin fa volare il Brent al record da un anno: Russia pronta a tagliare con l’Opec

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Le quotazioni del petrolio Brent sono volate ai massimi da un anno, sfiorando 54 dollari al barile, dopo che il presidente russo Vladimir Putin ha rilanciato con forza l’ipotesi di una collaborazione tra Mosca e l’Opec per «congelare o addirittura tagliare» la produzione di greggio (qui le quotazioni di Brent e Wti).

Intervenendo al World Energy Congress a Istanbul, Putin ha messo in guardia dai possibili effetti del forte calo di investimenti nell’industria petrolifera, spiegando che in futuro questo potrebbe provocare carenze di offerta, col rischio di «imprevedibili balzi» del prezzo del barile.

IL RIMBALZO DEL BRENT
Prezzo del petrolio Brent in dollari nell'ultimo anno

«In questa situazione - ha proseguito Putin - pensiamo che un congelamento o addirittura un taglio di produzione sia probabilmente l’unica decisione giusta per mantenere la stabilità del settore energetico globale». Il capo del Cremlino non ha specificato con precisione quanto Mosca sia disposta a sacrificare, dopo che la sua produzione di greggio è salita in settembre a 11,1 milioni di barili al giorno, un nuovo record in era post-sovietica. Ma ha detto che «la Russia è pronta ad unirsi a misure congiunte per limitare la produzione e si appella agli altri esportatori di petrolio perché a loro volta si uniscano».

In precedenza anche il ministro saudita dell’Energia Khalid Al Falih aveva soffiato sul fuoco delle aspettative, dicendosi ottimista sull’esito del vertice Opec del 30 novembre - al quale è stato rinviato l’accordo definitivo sui tagli di produzione - e affermando di non ritenere «impensabile» che il prezzo del petrolio torni a 60 dollari al barile entro la fine dell’anno, salendo di un ulteriore 20% circa rispetto ai livelli attuali. «Penso - ha aggiunto Al Falih - che il ruolo dei produttori responsabili nel mondo, e l’Arabia Saudita si considera come il leader tra questi, sia provare a a ribilanciare l’offerta e la domanda di petrolio in modo responsabile».

Lo scorso 28 settembre l’Organizzazione degli esportatori di greggio ha deciso di contenere l’output a 32,5-33 milioni di barili al giorno. Un comitato di alto livello è al lavoro per decidere come ripartire i tagli tra i diversi paesi membri, tenuto conto in particolare delle difficoltà di Libia, Nigeria e Iran. « Una banda di oscillazione permette al limite di adattarsi», ha spiegato ieri Al Falih. «L’Opec ha bisogno di assicurarsi di non tagliare troppo, per non creare uno shock». Ad agevolare il rally del petrolio - spingendo il Brent in rialzo di circa il 3% nella giornata di oggi - ha contribuito un’ulteriore azione di ricopertura delle posioni “corte” (ribassiste) da parte dei fondi di investimento. Buona parte del lavoro era già stato fatto nei giorni scorsi: nella settimana al 4 ottobre, secondo i dati Cftc, gli hedge funds hanno aumentato la loro posizione netta lunga, ossia all’acquisto, su Brent e Wti per l’equivalente di 142 milioni di barili - un record - riportandola a 612 mb, molto vicino ai massimi storici di aprile.

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