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Superammortamento, «stretta» sui veicoli

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Superammortamento, «stretta» sui veicoli

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Si definisce, pezzo per pezzo, l’ultima versione della griglia dei superammortamenti e iperammortamenti che entreranno nella manovra in approvazione nei prossimi giorni. Allo studio c’è la conferma dell’ammortamento al 140% anche per i veicoli, ma con una platea più ristretta. Nel contempo il ministero dello Sviluppo economico ha ribadito al Tesoro la richiesta di rifinanziare il piano made in Italy per l’internazionalizzazione.

Investimenti e fisco

Superammortamenti al 140% solo per i veicoli utilizzati esclusivamente come beni strumentali all’attività di impresa. A puro titolo di esempio, chi acquista un taxi potrà beneficiare ancora della maxi agevolazione, chi invece acquista il veicolo e lo concede a uso promiscuo ai dipendenti verrà tagliato fuori. Questa sarebbe una delle ultime limature dei tecnici di Palazzo Chigi alla manovra. Al momento, invece, sarebbe stata scartata l’ipotesi circolata inizialmente di una conferma del bonus ammortamenti per tutti i veicoli e mezzi di trasporto anche nel 2017 ma con una maggiorazione solo del 20% (120%) e non del 40% (140%) applicata a tutti gli altri beni.

Sempre in tema di fiscalità delle imprese, inoltre, nel 2017 diventerà operativo il taglio dell’Ires di 3,5 punti percentuali con l’aliquota che passerà dagli attuali 27,5% al 24 per cento. Quest’ultima aliquota diventerà anche la “tassa piatta” che sarà applicata alle imprese individuali e alle società di persona sotto la voce Imposta sul reddito imprenditoriale. L’intervento, che verrà coperto da una sostanziosa limatura dell’Ace (aiuto alla crescita economica), porterà a una flat tax sugli utili dell’imprenditore con tassazione spostata da progressiva (Irpef) a proporzionale (Ires) a prescindere dalla forma giuridica dell’impresa. La nuova Iri sarà accompagnata anche dal cosiddetto regime di cassa per le imprese in contabilità semplificata: si pagheranno le imposte solo su quanto incassato e non più su quanto fatturato.

Internazionalizzazione

Un rapporto uno a dieci: 100 milioni di risorse pubbliche per aumentare di 1 miliardo di euro il nostro export. Il rifinanziamento del piano made in Italy, che il ministero dello Sviluppo economico punta a inserire nella legge di bilancio, è uno dei pezzi più “ambiziosi” del pacchetto imprese della manovra. Se passerà l’esame finale del Tesoro, il rafforzamento dei fondi per il made in Italy, 100 milioni aggiuntivi per arrivare a un totale di 182 milioni nel 2017, sarà destinato a finanziare una serie di iniziative che saranno probabilmente formalizzate il 27 ottobre quando si riunirà la cabina di regia per l’internazionalizzazione con ministero dello Sviluppo, dell’Economia, degli Affari esteri, del Beni culturali e del turismo, Regioni, associazioni delle imprese. Si andrà dal potenziamento del sistema fieristico, alla formazione e promozione di investimenti esteri, ad accordi con la grande distribuzione e all’avvio di interventi decisi, e non sporadici, sulla digital economy e quindi sull’e-commerce. L’Italia è nelle ultime posizioni del confronto europeo per diffusione dell’e-commerce, con appena il 5,2% delle Pmi che vendono online su mercati esteri (rapporto Desi 2016 della Commissione europea). Di qui la ricerca, affidata in prima battuta all’Agenzia Ice per il commercio estero, di accordi con i grandi retailer digitali, stile Alibaba per intenderci.

I 100 milioni aggiuntivi per il 2017 dovranno supportare anche una maggiore diversificazioni delle rotte promozionali, con un focus più evidente sull’Asia dopo alcuni anni che hanno privilegiato gli Stati Uniti, tra l’altro con un buon riscontro in termini di aumento dell’export. Probabile, inoltre, che le nuove risorse possano andare a finanziare anche l’inserimento di 50 giovani vincitori del concorso Ice, parte dei 107 il cui nome finì in una graduatoria pubblicata addirittura nel 2010 e poi di fatto congelata nell’infinito riassetto dell’Agenzia.

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