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Cattolica, grandi soci in pressing per la Spa

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Cattolica, grandi soci in pressing per la Spa

  • –Laura Galvagni

Qualcuno ha depositato sul tavolo del vertice di Cattolica una richiesta che, seppur informale, potrebbe comportare un radicale cambio di rotta per la compagnia: la trasformazione del gruppo assicurativo in una società per azioni. E non si può escludere che l’azienda, con i tempi e i modi che riterrà opportuni, possa in futuro valutare un nuovo assetto di governance, una volta chiuso “positivamente” il dossier Popolare di Vicenza.

Il desiderata, rispetto a un cambio di passo, sarebbe stato avanzato da un folto gruppo di soci e da qualche azionista che, sebbene sulla carta coagulino una quota assai rotonda del capitale, complice la forma di cooperativa che caratterizza Cattolica, hanno un peso assai limitato in termini di voto. Eppure proprio di recente, attraverso una serie di incontri con le prime linee della compagnia, quei soci-azionisti avrebbero provato a far sentire la propria voce su un tema che ritengono chiave per lo sviluppo futuro dell’azienda.

In particolare, il progetto di dare nuova forma alla governance troverebbe particolarmente favorevole la Popolare di Vicenza, socia con il 15,07% del capitale. Ma anche l’azionista Palladio. La finanziaria, guidata da Giorgio Drago, al momento pur detenendo circa il 2% di Cattolica, non è ancora socia poiché non sono ancora state completate le procedure per il cambio di status che dà diritto ad esercitare quell’unico voto che Palladio ha in capo.

Diversi fondi istituzionali poi, da tempo, solleciterebbero una svolta che, è l’auspicio, potrebbe avere ricadute positive anche sul corso di Borsa del titolo (ieri ha chiuso in calo dello 0,10% a 5,2 euro). La speranza, in generale, è che il gruppo guidato dal ceo Giovanni Battista Mazzucchelli e dal presidente Paolo Bedoni affronti per tempo quello che con il passare degli anni potrebbe rivelarsi un mutamento necessario. Ecco perché, è l’ambizione di chi ha posto il problema all’attenzione del management, la questione dovrebbe essere affrontata in anticipo: per gestire al meglio un passaggio fondamentale. Cattolica, come ha sottolineato di recente anche Standard & Poor’s ha un profilo di rischio finanziario che si attesta ad un livello «più che adeguato», frutto della riconfermata stabilità del profilo di rischio dei business, che rimane «soddisfacente» ma anche del «forte» posizionamento competitivo sul mercato italiano. A certe condizioni, dunque, potrebbe presentarsi sulla piazza nazionale come potenziale soggetto aggregatore in un ipotetico processo di consolidamento tra piccole e medie imprese assicurative. Per farlo, però, dovrà avere le carte in regola, in primo luogo relativamente all’assetto societario e di governance. E in ragione di ciò va, evidentemente, costruito un nocciolo duro di azionisti che garantisca stabilità all’azienda evitando che diventi preda di qualche fondo estero in cerca di facili affari.

L’intero processo andrebbe dunque costruito passo passo. Tuttavia, fanno notare ambienti vicino alla società, in questo momento c’è un’unica urgenza da affrontare: la risoluzione del rapporto con la Popolare di Vicenza. Di questo, di fatto, si starebbe occupando il vertice, confidente, peraltro, che l’istituto rispetti le implicazioni conseguenti l’esercizio del recesso sull’accordo di bancassicurazione, ossia l’acquisto del controllo delle tre società Berica Vita, ABC Assicura e Cattolica Life per 175 milioni di euro. Questo, spiegano, sempre le stesse fonti, è un punto che non dà spazio ad altri temi. Tuttavia, a valle di questa fase, in piena autonomia e in consonanza con la base sociale, il gruppo affronterà la questione dell’evoluzione della governance per valorizzare il ruolo dei soci e degli azionisti. Sui tempi e le modalità di questo percorso, però, la compagnia non intende minimamente farsi condizionare dalla Popolare di Vicenza e dai suoi problemi.

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