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Dossier | N. 118 articoliReferendum costituzionale

Moody's avverte: il no al referendum può creare problemi al piano Mps

Una vittoria del no al referendum del 4 dicembre introdurrebbe un nuovo elemento di rischio e quindi può creare problemi a Mps e alle banche più deboli alle prese con il nodo dello smaltimento degli Npl e con le conseguenti esigenze di ricapitalizzazione. Lo hanno indicato gli analisti di Moody's nel corso di un incontro con la stampa a Milano.

«Un no al referendum aumenterebbe il rischio politico. E' un evento che comporta un rischio per la fiducia degli investitori che renderebbe gli aumenti di capitale più difficili per le quattro banche più deboli, ovvero Mps, Carige, Veneto Banca e Pop Vicenza», ha spiegato Edoardo Calandro, assistant vice-president e analista bancario di Moody's Nel caso di Mps, «ovviamente un mercato più volatile che reagisce a un voto referendario può creare problemi ulteriori per piano per questo rating sotto revisione con direzione incerta», aggiunge l'analista rilevando che il piano della banca senese è «challenging».

Comunque - indica Calandro - «non c'e' nessun automatismo» sulle decisioni del rating derivante dal referendum. «Il risultato del referendum è un ulteriore punto di analisi all'interno di una situazione più complessa», spiega l'analista.

Il piano di Mps - rileva ancora Calandro - «è esposto a una serie di rischi tra cui la volatilittà di mercato, ma ci sono anche altri fattori che possono modificare l'andamento mercato, sia italiani sia internazionali» In generale, comunque, una vittoria del no al referendum di dicembre e una conseguente minore fiducia negli asset italiani «potrebbero rallentare il processo di pulizia dei bilanci dallo stock di Npl»e di un rafforzamento patrimoniale, che però è «più urgente per le banche più deboli», mentre le altre hanno più tempo a disposizione.

«In Italia c'e' un grande stock di credito problematico, ma ad essere sotto pressione per agire rapidamente sono Mps, Carige, Veneto Banca e la Popolare di Vicenza», ha sottolineato Carlo Gori, vice president e senior analyst bancario di Moody's. Nell'ambito del sistema le situazioni variano da banca a banca: «alcune banche po trebbero sostenere meglio di altre una pulizia drastica degli Npl, come ad esempio Intesa e il Credem che con la loro redditività ordinaria potrebbero compensare la teorica riduzione capitale derivante dalla soluzione del problema degli Npl».

Del resto - rilevano gli analisti - Intesa ha segnato uno dei migliori risultati europei agli stress test, mentre Mps ha avuto il risultato peggiore. E' invece 'un caso intermedio' Unicredit. Secondo Gori, «non a caso la banca di Piazza Gae Aulenti ha programmato la presentazione del piano dopo il referendum (il 13 dicembre, ndr)». Se dovesse vincere il no e non ci fossero le condizioni di mercato, «on devono fare necessariamente un aumento di capitale a gennaio, possono rimandarlo. E' il nuovo management che vuole un rafforzamento patrimoniale, ma non c'è questa urgenza», conclude Gori.


(Il Sole 24 Ore Radiocor Plus)


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