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Banco Bpm: i numeri della terza banca italiana

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la fusione

Banco Bpm: i numeri della terza banca italiana

Giuseppe Castagna, ad di Bpm, con Pier Francesco Saviotti, ad del Banco Popolare (ANSA / MATTEO BAZZI)
Giuseppe Castagna, ad di Bpm, con Pier Francesco Saviotti, ad del Banco Popolare (ANSA / MATTEO BAZZI)

L'approvazione del progetto di fusione tra la Bpm e il Banco Popolare da parte delle due assemblee darà vita al terzo gruppo italiano alle spalle di Intesa Sanpaolo e Unicredit, con 4 milioni di clienti, 2.467 sportelli e una quota di mercatodell'8,2%. Si tratta della prima aggregazione scaturita dalla legge che ha imposto la trasformazione delle popolari in società per azioni.
Il processo che ha portato alla nascita di Banco Bpm - questo il nome del nuovo istituto - è stato costellato dalle rigorose richieste della Bce, alle prese con l'esame della sua prima fusione dopo l'avvio dell'Unione Bancaria.

La vigilanza europea ha imposto al Banco un aumento da 1 miliardo, allo scopo di alzare le coperture sul corposo stock di crediti deteriorati, mentre ha ridimensionato le richieste della Bpm su governance e autonomia della sua banca, che dopo un triennio dovrà essere incorporata nella capogruppo.

Come in altre fusioni bancarie, si è dovuti ricorrere ad equilibri da manuale Cencelli nella distribuzione degli incarichi, delle sedi e nella turnazione delle assemblee tra Verona, Milano, Lodi e Novara, in modo da rappresentare tutte le
anime del variegato mondo delle due banche.

Il Cda di Banco Bpm, che avrà sede legale a Milano e amministrativa a Verona, sarà composto da 19 membri, con Giuseppe Castagna amministratore
delegato e Carlo Fratta Pasini presidente mentre il comitato esecutivo sarà presieduto da Francesco Saviotti. Direttore generale sarà Maurizio Faroni.

Sulla base del concambio gli azionisti del Banco rappresenteranno il 54,6% del capitale e quelli della Bpm il 45,4%. L'obiettivo del nuovo gruppo è di conseguire 1,1 miliardi di utili al 2019, portare la redditività del capitale (rote) dal 5,5% al 9% e il Cet1, principale indicatore di solidità patrimoniale, dal 12,3% al 12,9%, spingendo al contempo su una forte riduzione dello stock di crediti deteriorati, destinati a ridursi da 31,5 a 23,9 miliardi.

Prevista l'uscita di 1.800 dipendenti, solo su base volontaria, e la chiusura di 335 filiali, che contribuiranno a raggiungere sinergie a regime per 460 milioni di euro.
La banca, nella tradizione delle cooperative, potrà destinare fino al 2,5% dell'utile per iniziative sociali a favore dei territori di riferimento.

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