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CariVerona e Unipol guardano al nucleo stabile

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CariVerona e Unipol guardano al nucleo stabile

  • –Paolo Zucca

La trasformazione in Spa che ha accompagnato il via libera alla maxi aggregazione Banco-Bpm, lascia emergere le prime posizioni consistenti all’interno del terzo gruppo bancario italiano. Unipol, il finanziere Raffaele Mincione, la Fondazione CariVerona,e alcuni fondi (Norgest ha il 3% circa) si presentano in prima posizione per una ridefinizione di quell’azionariato stabile che diventerà prevedibilmente più consistente e leggibile ad aprile, quando si concluderà il breve vincolo del 5% di tetto azionario.

Per conto degli investitori in Athena, Mincione detiene il 4,8% destinato a dimezzarsi nella nuova compagine. Il fondo non si è presentato però in assemblea. CariVerona ha lo 0,76% nel Banco che è frutto di più aggregazioni con la testa in città. Per Unipol, che ha sottoscritto la quota di competenza (2%) con il Banco, la quota è anche collegata allo sviluppo delle attività di bancassurance. Unipol è partner anche della Popolare dell’Emilia.

«Quello che abbiamo capito fino ad oggi - ha dichiarato recentemente Alessandro Vandelli, ad di Bper - è che ci sono molti nostri azionisti che vogliono incrementare il proprio peso, ma sperano di avere condizioni di mercato diverse». Le popolari alle prese con la trasformazione in Spa (Creval il 29 ottobre e nelle settimane successive Popolare Sondrio e Bper) confidano in un assetto stabile dei soci.

«Prima della trasformazione in spa o comunque dell'assemblea 2017 - secondo Vandelli - avremo una buona composizione della struttura azionaria, nel nostro libro soci vedo famiglie storiche legate al territorio, la Fondazione Banco di Sardegna e altri investitori istituzionali». Per ora esiste l’Associazione “Bper Valori e Valore” con un possesso azionario stimabile nel 6% circa cui dovrebbero aggiungersi le fondazioni Banco di Sardegna e di Vignola. L’obiettivo è garantire una transizione con i soci già esistenti e assicurare continuità in una fase di trasformazione dell’assetto di controllo.

Ha compiuto un anno la trasformazione in Spa di Ubi Banca che ha sperimentato il percorso di costituzione di noccioli duri e i nuovi pesi azionari quando non vengono più misurati per testa. Seguendo le matrici storiche (la componente bresciana, ex spa seppure con un tetto azionario, e i soci bergameschi legati alla popolare) sono stati costituiti due patti che, con la Fondazione di Cuneo , sono stati in grado di esprimere il 17% dell’azionariato. Sufficienti, nell’assemblea di bilancio del 2 aprile scorso, per ottenere consenso sulla lista per il consiglio di amministrazioni. Dove però gran parte dei fondi istituzionali ha votato per la lista dei tre “pesanti” consiglieri di minoranza, (ottenendo un risultato percentualmente superiore), segnale che non può essere sottovalutato. Nella compagine degli istituzionali spiccano Silchester (6,88%) e Blackrock (4,98%). Dal giorno della trasformazione in Spa (10 ottobre 2015) i titoli Ubi hanno ceduto il 65% contro il 51% dell’indice di comparto.

Affrontano la trasformazione in Spa le due banche valtellinesi: al momento non vi sono posizioni rilevanti di investitori istituzionali e Popolare Sondrio è poco seguita dagli analisti.

Al momento non si avvertono strappi sui titoli o segnalazioni di ingresso consistenti . Per le due banche di Sondrio la presenza di imprenditori nell’azionariato permette - in teoria - la costituzione di noccioli di continuità.

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