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Inflazione ai massimi da due anni, un dilemma per la BoE

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Gran Bretagna

Inflazione ai massimi da due anni, un dilemma per la BoE

L'inflazione in Gran Bretagna è salita a settembre ai massimi da quasi due anni, con un balzo che pone la Bank of England di fronte a un dilemma sulle sue prossime mosse. I prezzi al consumo il mese scorso nel Regno Unito sono aumentati dell'1% dopo +0,6% in agosto e oltre le attese che puntavano a +0,9%. Si tratta del livello di inflazione più alto dal novembre 2014. A pesare, secondo l'Ufficio nazionale di statistica (Ons), sono stati soprattutto l'aumento dei prezzi dell'abbigliamento femminile (che hanno contribuito al dato per +0,17 punti percentuali), ristoranti e bar (+0,07) e il venire meno dell'effetto del calo dei prezzi dell'energia. Sarebbe ancora troppo presto, secondo l'Ons, per valutare le ricadute dell'indebolimento della sterlina.

La valuta britannica è caduta ai minimi da 168 anni rispetto al paniere delle maggiori valute in base a recenti calcoli della Banca d'Inghilterra. Dal referendum del 23 giugno, che ha decretato l'uscita del Regno Unito dalla Ue, la sterlina ha perso in media il 16%. Tuttavia, secondo il capo della divisione inflazione dell'Ons, Mike Prestwood, «non c'è ancora una chiara prova che il calo della sterlina stia facendo salire i prezzi per i beni di consumo di ogni giorno». Resta, però, significativo che nei giorni scorsi la catena di supermercati Tesco abbia 'duellato' con il colosso olandese Unilever, intenzionato ad aumentare i prezzi di vendita alla Gran Bretagna, inclusi quello di uno dei prodotti più popolari, il Marmite, per via della flessione della sterlina.

Samuel Tombs, analista della Pantheon, rileva che «l'impatto del deprezzamento della sterlina sui prezzi dei prodotti non si fa ancora sentire per via dell'abituale ritardo con cui la flessione di una valuta si traduce sui prezzi delle etichette». Inoltre i maggiori dettaglianti - secondo gli economisti - si sono probabilmente 'protetti' dalle oscillazioni valutarie. In ogni caso, nota Tombs, il balzo dell'inflazione «dà una sveglia ai mercati», perchè la Gran Bretagna si sta avviando verso «un periodo di prolungata alta inflazione a causa dell'aumento dei prezzi dell'energia e dei prezzi all'import». L'analista prevede che l'inflazione raggiunga il 3,5% entro un anno.

Paul Hollingsworth, della Capital Economics, citato dal 'Financial Times', si attende un'inflazione superiore al target BoE del 2% nella primavera del prossimo anno, con un aumento fino al 3,2% nel 2018. Un andamento che solleva interrogativi sulle iniziative della Bank of England, a novembre, dopo il netto impulso espansionistico impresso ad agosto. Il Governatore Mark Carney nei giorni scorsi ha detto che la Banca può «tollerare un leggero superamento dei target d'inflazione», ma quello che si profila è un incremento dei prezzi ben più elevato che non militerebbe a favore di un altro taglio dei tassi. Le parole di Carney potrebbero, però, essere interpretate come l'indicazione che la BoE non baderà troppo all'andamento dell'inflazione di questi mesi, considerandolo temporaneo e procederà al taglio dei tassi per dare ossigeno all'economia alle prese con le incertezze del negoziato della Brexit. Di questo avviso è Daniel Vernazza, Lead Uk Economist di Unicredit Resarch, che pur prevedendo un aumento dell'inflazione britannica all'1,6% a dicembre e al 2,7% entro la fine del 2017, continua ad aspettarsi un taglio del tasso di riferimento di 15b punti base allo 0,10% il prossimo 3 novembre. Ma - avverte - è una previsione che prevale di un soffio. Intanto, nel dubbio, la sterlina è in rialzo a 1,2274 dollari (da 1,2182 ieri sera) e a 0,8972 per un euro contro 0,9031, mentre la Borsa di Londra è in progresso dello 0,93%.

(Il Sole 24 Ore Radiocor Plus)

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