1/6 Luglio 1997: crisi finanziaria asiatica
Epicentro della crisi delle “tigri asiatiche” fu la Thailandia, che con l'apprezzamento reale del baht (per effetto dell'apprezzamento del dollaro a cui era legato) si trovò a dover fronteggiare un debito estero insostenibile. Il sistema bancario thailandese si era indebitato a breve termine in dollari - ricorda uno studio della Consob - e aveva erogato credito a lungo termine in valuta locale.
L'inizio della crisi coincise con la svalutazione del baht, nel luglio 1997, decisa dalla banca centrale dopo gli attacchi speculativi da parte di fondi di investimento internazionali che nel giro di due settimane ne avevano provocato un deprezzamento rispetto al dollaro pari al 15% (raddoppiato al 30% a fine luglio). I deflussi di capitali esteri e la conversione delle attività nazionali in valuta estera concorsero ad aggravare la crisi.
Il crollo della moneta thailandese innescò poi fenomeni di contagio che coinvolsero rapidamente le economie vicine: Malesia, quindi Indonesia e infine Corea del Sud. La crisi si manifestò su diversi fronti: dall'attacco speculativo sulle valute dei Paesi interessati al crollo del mercato azionario e immobiliare, con conseguenti fallimenti di imprese, banche e istituzioni finanziarie.
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