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Ge-Baker Hughes, via a big da 32 miliardi

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Ge-Baker Hughes, via a big da 32 miliardi

  • –Marco Valsania

NEW YORK

General Electric scorpora le sue attività nei servizi al settore petrolifero e del gas e le fonde con il colosso Baker Hughes, dando vita a un nuovo grande protagonista quotato nel settore. La partnership avrà un giro d’affari annuale di 32 miliardi di dollari e 70.000 dipendenti, sarà controllata per due terzi, il 62,5%, da Ge e per il restante 37,5% dalla Baker Hughes.

Il vertice del neonato gruppo parla almeno un po’ italiano. Il chief executive officer della «nuova Baker Hughes», come è stata battezzata, sarà Lorenzo Simonelli, già attuale Ceo delle attività Ge Oil & Gas portate in dote dalla conglomerata americana per eccellenza. Simonelli ha affermato che in gioco c’è «una transazione transformative che creerà una nuova e grande forza sul mercato petrolifero e del gas», in grado di far leva sulla «combinazione di soluzioni digitali e tecnologiche della Ge con il know how e la cultura di innovazione di Baker Hughes nel segmento dei servizi per i giacimenti».

L’ad e presidente di Ge, Jeffrey Immelt, diventerà chairman del nuovo gruppo mentre il top executive di Baker Hughes, Martin Craighead, ne sarà vice presidente. Ge nominerà cinque dei nove membri del board.

«Avremo dimensioni, una diversificazione e competenze di squadra che ci posizionano per servire in modo eccezionale i nostri clienti», ha commentato Immelt. La nuova azienda avrà una presenza diffusa in più di 120 paesi, e un doppio quartier generale a Houston e a Londra. In termini di risparmi, le sinergie sono state calcolate in 1,6 miliardi l’anno entro il 2020.

L’operazione finanziaria prevede anche il pagamento di un dividendo straordinario di 17,50 dolllari per azione,per un totale di 7,4 miliardi, da parte di Ge ai soci di Baker Hughes. In Borsa i titoli di Baker Hughes sono saliti ieri di oltre l’8% mentre quelli di Ge hanno ceduto l’1 per cento.

Per General Electric si tratta di portare a compimento una nuova mossa di razionalizzazione delle proprie attività, con il Ceo Jeffrey Immelt impegnato in una pluriennale svolta strategica mirata a un drastico snellimento e a concentrarsi sui segmenti a maggior redditività. La divisione Oil & Gas al momento rappresenta ben il 14% delle entrate annuali. Ge si sbarazzerà di asset nel trattamento delle acque dopo che in passato ha ceduto vecchi pilastri quali gli elettrodomestici e soprattutto si è disfatta di più recenti avventure rivelatesi pericolose durante la crisi del 2008, quali i servizi finanziari di Ge Capital. Questa divisione al suo apice vantava 600 miliardi di asset e generava metà dei profitti complessivi. Al termine del nuovo scorporo, Ge sarà un gruppo industriale con circa cento miliardi di revenue anzitutto in quattro segmenti, motori per aerei, turbine elettriche, scanner medici e locomotive. Gas e petrolio, all’interno di Ge, hanno sofferto un declino che li ha resi spendibili: hanno ceduto quasi il 25% negli ultimi tre mesi, ad un fatturato di 2,96 miliardi, e gli utili operativi sono scivolati del 42,1 per cento. Immelt, nell’energia, ha piuttosto puntato sempre più sul settore elettrico, rilevando l’anno scorso per dieci miliardi le centrali di Alstom.

Baker Hughes da parte sua ha visto i suoi conti ancora più scossi dalla continua crisi del greggio e dalla flessione dei suoi prezzi. Negli ultimi nove mesi ha subito un declino del giro d'affari di quasi il 40% e visto le perdite triplicare a 2,3 miliardi di dollari. L’azienda è inoltre reduce da un fallito tentativo di merger l’anno scorso con la rivale Halliburton, arenatosi sugli ostacoli antitrust.

Con quest’ultima operazione, le M&A globali in ottobre hanno superato i 502,8 miliardi di dollari (fonte Dealogic), in un mese che ha visto altre deal miliardari come quello tra At&T e Time Warner.

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