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Se le banche tornano nel mirino

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L'Analisi|L’ANALISI

Se le banche tornano nel mirino

Il rimbalzo del mese di ottobre dei titoli delle banche europee ed italiane è ormai alle spalle. Da due giorni, i mercati guardano ai tanti nodi da sciogliere entro fine anno. Amplificati, negli ultimi giorni, dalle incertezze collegate ai rischi globali delle Borse, a partire dalle elezioni negli Usa.

Il sell-off scattato sui mercati azionari in contemporanea al rialzo dei tassi è dettato da motivazioni più ampie che coinvolgono tutti i listini: dalle incertezze sull’esito delle elezioni presidenziali Usa di martedì prossimo, alle scelte sui tassi che saranno chiamate a fare a inizio dicembre Bce e Federal Reserve. In questo contesto di risk-off, il settore bancario in Europa diventa il primo bersaglio della speculazione. E le banche italiane tornano a essere in Borsa, nella percezione degli investitori, l’anello debole del settore in Europa. In parte si tratta di automatismi speculativi difficili da contenere. Se si guarda alle performance degli ultimi due giorni, i titoli più bersagliati dalle vendite sono quelli di Mps, Banco Popolare, Bpm e delle altre popolari. Proprio quei titoli che erano più aumentati di valore nel mese di ottobre: le popolari in scia alla fusione tra Bpm e Banco Popolare si erano rivalutate in media del 30%, mentre Mps era addirittura salito del 100% in attesa del nuovo piano di rilancio. In tutti i casi, movimenti dettati più dalle scorribande degli hedge fund e dei trader online che da investitori istituzionali «finali», assenti da mesi dal mercato azionario italiano in attesa che si sciolgano le incertezze collegate al referendum.

Se la fase di mercato è propizia alla speculazione, è anche vero che le incertezze principali sulle banche europee restano. E che nessun nodo è stato ancora sciolto. Basti pensare al caso Deutsche Bank e all’incertezza che tuttora permane sull’entità della maxi-multa da pagare alle Autorità Usa. O alle possibiili richieste di nuovo capitale che la Vigilanza europea della Bce potrà rivolgere alle banche europee a fine novembre, quando saranno conclusi gli esami Srep che, tenendo conto anche degli stress test di fine luglio, stabiliranno i coefficienti patrimoniali individuali per le singole banche (si veda l’articolo a pagina 37).

La fragilità del sistema bancario di molti Paesi europei non può essere il pretesto per coprire le aree di crisi della specificità italiana. Il rilancio di Mps, con la maxi-ricapitalizzazione da 5 miliardi chiesta da Bce, è ancora in mezzo al guado. La cessione delle 4 good banks salvate un anno fa non è ancora arrivata in porto e comunque peserà sui conti delle banche italiane nel quarto trimestre. Ma soprattutto il nodo Npl, affidato a un fondo Atlante che sembra non avere più molti sostegni a livello di sistema, è ben lontano dall’essere affrontato con la decisione che servirebbe per ridare slancio all’economia. Accanto a molte banche solide che sono in grado di affrontare il problema degli Npl con gradualità e in autonomia, a partire da Intesa Sanpaolo, ce ne sono altre che avrebbero bisogno del sostegno di Atlante. Che va potenziato, prima che scattino nuove emergenze dopo i casi di Popolare Vicenza e Veneto Banca

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