Finanza & Mercati

Principi etici dell’Onu. Chi controlla?

  • Abbonati
  • Accedi
Plus24

Principi etici dell’Onu. Chi controlla?

L’ultima istituzione ad aderire è stata la fondazione svedese che conferisce i Nobel. Sul sito del network Principles for Responsible Investment (Pri) c’è uno spazio dedicato proprio ai nuovi firmatari (signatories) dei sei principi da seguire per promuovere un investimento responsabile. L’iniziativa è promossa dall’Onu e quest’anno festeggia i dieci anni con 1.400 firmatari che gestiscono 59mila miliardi di dollari (59 trilioni). Qualcuno però comincia a lanciare critiche dopo recenti episodi di palese mancato rispetto delle regole. La domanda è: chi controlla che i sei principi vengano veramente applicati? E chi non li rispetta viene messo alla porta o no? A quanto pare qualcosa si muove e chi sbaglia potrebbe finire fuori dal network di firmatari.

IN 10 ANNI, 1.400 FIRMATARI CHE GESTISCONO 59MILA MILIARDI DI DOLLARI
Pri, 1.400 firmatari in dieci anni Unità Whitney Book Italic 8/10 (Fonte: pri)

In un articolo apparso sul Financial Times il 25 settembre scorso veniva criticato il voto di alcuni grandi gruppi americani del risparmio gestito nel corso delle assemblee degli azionisti di colossi petroliferi come Exxon: le società di asset management sotto tiro avevano votato contro una risoluzione sul climate change, ovvero un documento che metteva in guardia dal fenomeno del riscaldamento globale. A parte il fatto specifico, l’episodio è da evidenziare perché alcuni di questi asset manager sono firmatari degli Onu-Pri. Il principio due prevede di «incorporare le tematiche Esg (ambiente, sociale, governance, ndr) nelle pratiche di azionariato attivo». Nelle linee guida del Segretariato Onu-Pri viene indicato, a proposito del principio due di «sviluppare e promuovere una politica di azionariato attivo coerente con i principi» e soprattutto «esercitare i diritto di voto o monitorare la conformità alla propria politica di voto». Che senso ha quindi sottoscrivere tali principi e poi votare contro la risoluzione climate change?


Chi controlla? Chi sanziona dunque? Altrimenti il rischio è che anche la sottoscrizione dei Pri, e la comunicazione relativa agli stessi, possa diventare una mera operazione di greenwashing. Abbiamo girato questi interrogativi a Fiona Reynolds, managing director del network Onu-Pri. «Non è ruolo del Pri suggerire agli investitori come votare– spiega Reynolds –. Comunque il voto su temi chiave come quello del clima è un’area in cui sta aumentando la preoccupazione dei firmatari». Soluzioni in vista dunque? Fiona Reynolds ha assicurato che c’è ora maggior attenzione sulle pratiche di azionariato realizzate dai firmatari, incluso i rapporti con i proxy voting (chi raccoglie le deleghe per i voti nelle assemblee degli azionisti, ndr). «L’ufficio Pri inizierà a prendere contatto con i firmatari e alla fine cancellerà dall’elenco coloro che hanno firmato e poi non fanno minimi progressi in un periodo ragionevole – afferma Reynolds –. Inoltre ci saranno cancellazioni anche in caso di scandalose violazioni dello spirito dei principi». Per effettuare la cancellazione, la valutazione va fatta, aggiunge Reynolds, in un ampio contesto di pratiche di investimento. Insomma non basta aver votato una volta contro il climate change.

Speriamo dunque che tali iniziative degli uffici Onu-Pri vengano implementate al più presto e che nel sito www.unpri.org sia inserito pure un elenco di firmatari «cancellati» e non solo di nuovi ingressi.

© Riproduzione riservata