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Italgas, debutto in Borsa senza scossoni

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Italgas, debutto in Borsa senza scossoni

  • –Celestina Dominelli

milano

Italgas debutta in Borsa senza grandi scossoni. Ieri la società guidata da Paolo Gallo ha fatto il suo rientro a Piazza Affari, a tredici anni dal delisting deciso da Eni, chiudendo a fine giornata a -0,7% (3,94 euro) dopo che, in apertura, il titolo aveva esordito a 4,06 euro con 35 milioni di pezzi scambiati sul listino milanese(31 milioni, invece, quelli relativi all’ormai ex controllante che ha archiviato la seduta, tenendo conto del prezzo rettificato post scissione, con un +4,2% a 3,94 euro).

E il ritorno a Piazza Affari è andato in scena, a Palazzo Mezzanotte, con una cerimonia in grande stile aperta, come di consueto dall’ad di Borsa Italiana, Raffaele Jerusalmi, e con la prima linea della società e dei due azionisti di riferimento - l’ad Paolo Gallo e il presidente Lorenzo Bini Smaghi per Italgas, il ceo Marco Alverà e il presidente Carlo Malacarne per Snam e, infine, il numero uno di Cdp Reti, Leone Pattofatto - tutta schierata sul palco. «In un momento di profonda trasformazione del settore la capacità dell’azienda di rinnovarsi e costruire un business è positiva», ha spiegato il ministro dello Sviluppo economico, Carlo Calenda, ospite d’eccezione nel primo giorno di avvio delle negoziazioni.

Un esordio senza botto, dunque, per Italgas, il cui valore si è allineato alle previsioni della vigilia, facendo così registrare, ai prezzi di chiusura di ieri, una capitalizzazione pari a 3,2 miliardi di euro, in linea peraltro con le stime del management che ha ribadito gli obiettivi futuri, a fronte dei 4 miliardi di euro di investimenti messi in campo nei prossimi cinque anni, e confermato la possibilità di un dividendo crescente. «A valere sui conti 2016 - ha evidenziato il ceo Paolo Gallo - abbiamo garantito una cedola di 20 centesimi euro per azione e abbiamo promesso che questo dividendo crescerà nel prossimo biennio al 2-3% all’anno. Dopo il 2018, a partire dal 2019 - ha quindi precisato il top manager - avremo una situazione più chiara in termini di gare gas e potremo remunerare ancora meglio i nostri azionisti».

I numeri, d’altro canto, sono ambiziosi. «Investiremo 2 miliardi di euro da qui al 2020, di cui 800 milioni per la sostituzione dei contatori - ha aggiunto Gallo - e parteciperemo alle gare per le concessioni negli ambiti territoriali con un ulteriore impegno finanziario di 1,3 miliardi e circa 1 miliardo di altri investimenti dopo il 2020 sulle concessioni acquisite». Sulle gare, quindi, si giocherà la principale sfida di Italgas, attesa già al primo banco di prova con gli affidamenti di Torino 2 e Venezia e intenzionata a rafforzare ulteriormente la propria leadership con l’obiettivo di incrementare fino al 40% la quota di mercato nella distribuzione italiana del gas (rispetto all’attuale 34%) e di portare la Rab consolidata, a valle del percorso, dai 5,7 miliardi di fine 2015 a oltre 7 miliardi.

La società taglia così il traguardo della Borsa - avendo incassato da Moody’s il rating definitivo Baa1 con outlook stabile - a conclusione del processo di scissione che ha visto scendere in campo una nutrita schiera di advisor (Goldman Sachs e Barclays per i profili finanziari, Cleary Gottlieb per quelli legali, mentre Banca Imi ed Equita Sim sono stati gli sponsor della quotazione) e che porterà vantaggi a entrambe, come ha ricordato ieri il numero uno di Snam Alverà. «Sono convinto che la separazione non indebolirà le due società che sono campioni nazionali ed europei nel loro settore». Un ruolo di primo piano riconosciuto anche dal ministro dello Sviluppo economico, Carlo Calenda, che ha auspicato la necessità di accelerare il consolidamento di un mercato ancora frammentato («fare concentrazioni è positivo per ottenere economie di scala e ridurre i costi che si ribaltano sulle bollette») e ha quindi rimarcato la strategicità del business. «Il trasporto e la distribuzione gas sono settori di eccellenza - ha detto Calenda - e una maggiore focalizzazione è per noi molto importante: stiamo lavorando con Snam su molti tavoli per rendere l’Italia un hub del gas in Europa». Facendo perno, tra l’altro, anche sul Tap, il progetto di gasdotto che promette di portare in Europa il gas azero. «Sul Tap stiamo andando avanti - ha chiosato il ministro - e adesso incomincia lo spostamento degli ulivi» in Puglia, dove è previsto l’approdo italiano del nuovo “tubo”.

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