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Petrolio, la domanda crescerà ancora per decenni

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LO SCENARIO

Petrolio, la domanda crescerà ancora per decenni

(Afp)
(Afp)

Auto elettrica o no, nei prossimi 25 anni consumeremo sempre più petrolio: un destino al quale non sfuggiremo neanche se il neopresidente americano Donald Trump dovesse tener fede alla promessa di stracciare gli accordi di Parigi sul clima. La pensa così l’Agenzia internazionale per l’energia (Aie), che interviene nel dibattito sul tramonto dei combustibili fossili con una posizione in netto contrasto con la teoria, sempre più diffusa e accreditata, secondo cui il picco della domanda di greggio sarebbe ormai dietro l’angolo.

Picco dietro l’angolo?

L’ipotesi comincia a prendere piede persino tra le compagnie petrolifere, con Royal Ducth Shell che ha fatto scalpore un paio di settimane fa con la previsione che il declino dei consumi possa iniziare già tra 5 anni:  «Siamo da tempo del parere che la domanda di greggio raggiungerà un picco prima dell’offerta - ha dichiarato il direttore finanziario Simon Henry - Quel picco potrebbe verificarsi in un momento compreso tra 5 e 15 anni da oggi e sarà guidato dall’efficienza e dalla sostituzione, più che sufficienti a compensare la nuova domanda nei trasporti».

Il World Energy Council, che riunisce oltre 3mila società e organizzazioni in 90 paesi del mondo, ritiene che il picco potrebbe arrivare intorno al 2030. E sullo stesso timing concorda persino l’Opec, a patto però che gli accordi sul clima siano applicati fino in fondo: esito divenuto meno probabile con l’arrivo di Trump alla Casa Bianca.

L’Aie invece - dopo un’«analisi dettagliata» degli impegni di Cop21, entrati in vigore il 4 novembre - si è convinta che neppure gli accordi di Parigi saranno in grado di fermare la crescita della domanda di greggio. Gli accordi, avverte l’agenzia dell’Ocse, non bastano peraltro neppure a raggiungere l’obiettivo di contenere entro 2 gradi il riscaldamento del pianeta, anche se freneranno la crescita del carbone, a favore delle rinnovabili (soprattutto solare ed eolico) e del gas naturale, definiti «i grandi vincitori della corsa per soddisfare la crescita della domanda di energia fino al 2040».

Il mito dell’auto elettrica

Quanto al petrolio, anche l’Aie prevede una maggiore diffusione delle auto elettriche, ma è molto meno ottimista di altri: nel suo scenario centrale (con Cop21 applicata) prevede che il parco mondiale, che nel 2015 contava solo 1,3 milioni di unità, supererà 30 milioni nel 2025 e 150 milioni nel 2040 - pari al 10% del totale - con una conseguente riduzione della domanda di greggio di 1,3 milioni di barili al giorno. Solo in uno scenario di forte accelerazione delle politiche per l’energia pulita l’Aie vede possibile arrivare a 750 milioni di auto elettriche tra 25 anni, con un risparmio di petrolio di 11 mbg rispetto ai 24 mbg che attualmente finiscono nei serbatoi delle nostre auto.

A prolungare la nostra dipendenza dal greggio, secondo l’Aie, non sono comunque i veicoli per il trasporto di passeggeri, ma quelli per il trasporto di merci, insieme all’aviazione e alla petrolchimica: «Esistono poche alternative ai prodotti petroliferi nel loro impiego come carburante per mezzi pesanti e aerei o come materia prima per l’industria chimica». Il rapporto attribuisce a questi tre settori l’intera crescita della domanda futura e sottolinea che questa sarà positiva anche nell’ipotesi centrale in cui i consumi nell’area Ocse caleranno e quelli delle economie emergenti cresceranno al ritmo più lento da vent’anni.

Lo scenario di base dell’Aie anticipa un aumento della domanda complessiva di petrolio dai 92,5 mbg del 2015 a 103,5 mbg nel 2040, a fronte di un’offerta di 100,5 mbg. Per evitare squilibri sul mercato è necessario che «il prezzo del greggio si avvicini a 80 dollari al barile nel 2020 e subisca ulteriori graduali aumenti in seguito».

Barile più caro (e volatile)

Nell’immediato si profila d’altra parte un periodo di maggiore volatilità dei prezzi, avverte il direttore generale dell’Aie Fatih Birol: se l’Opec deciderà di tagliare la produzione, il petrolio potrebbe risalire a 60 $ «potremmo vedere un significativo dello shale oil negli Usa». E se, come sembra, gli investimenti in petrolio convenzionale continueranno a calare, «potrebbero esserci conseguenze profonde nel lungo termine».

Un eventuale naufragio degli accordi sul clima renderebbe comunque la situazione ancora più difficile, per l’ambiente e non solo. In tale scenario l’Aie prevede per il 2040 la domanda a 117 mbg e l’offerta a 113,6 mbg, soddisfatta per metà dall’Opec, che accrescerebbe il suo potere (anche a fronte di un atteso raddoppio dello shale oil e di altro petrolio non convenzionale).

Viceversa, se si andasse oltre gli impegni di Cop21, la domanda potrebbe davvero raggiungere un picco entro il 2020, a poco più di 93 mbg, per poi declinare sempre più rapidamente: addirittura al ritmo di 1 mbg l’anno verso la fine del prossimo decennio.

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