Nell’ambito della revisione strategica che sarà presentata il 13 dicembre, UniCredit valuta «un possibile aumento di capitale». Con una nota ufficiale diffusa ieri notte, Piazza Gae Aulenti conferma nella sostanza quanto circolava sul mercato da settimane, e rilanciato ancora l’altroieri da Il Sole 24 Ore.
«Come annunciato in data 11 luglio 2016, UniCredit ha intrapreso un approfondito riesame strategico a livello di gruppo», ricorda il gruppo guidato da Jean-Pierre Mustier in una nota di chiarimento probabilmente stimolata dalla Vigilanza dopo il rincorrersi delle indiscrezioni e la conseguente volatilità del titolo (ieri tra i meno peggio di Piazza affari, -0,9%). In questo contesto, specifica, «come parte dell’obiettivo di ottimizzazione del capitale, il gruppo sta esaminando una serie di alternative e possibili azioni, tra cui un possibile aumento di capitale». Tuttavia, al d-day mancano ancora quattro settimane e per il momento «nessuna decisione è stata presa su quali azioni il gruppo intraprenderà nell’ambito delle sue iniziative di ottimizzazione del capitale o per le condizioni alle quali tali operazioni potenziali potrebbero procedere». Come noto, per la presentazione della revisione strategica la banca ha preferito attendere il referendum costituzionale del 4 dicembre, che il mercato considera uno spartiacque e dunque avrà con ogni probabilità pesanti ripercussioni sulla Borsa: alla luce della situazione che si verrà a creare UniCredit deciderà come muoversi. Guardando con non poco interesse alle sorti del Monte dei Paschi, che proprio nei giorni del voto vivrà il momento decisivo della sua ricapitalizzazione da cinque miliardi.
Analogamente all’operazione imbastita da Siena, anche in UniCredit si starebbe valutando la possibilità di inserire la conversione volontaria di alcuni bond, tra i quali - anche se la soluzione non è tecnicamente facile - potrebbero figurare i cashes del 2009. L’inclusione di questa emissione, così come di altri titoli subordinati, ridurrebbe ovviamente l’ammontare dell’aumento vero e proprio, che secondo diverse fonti vicine al dossier al momento sarebbe posizionato intorno ai 13 miliardi; le cessioni di Pioneer e Pekao porterebbero l’entità complessiva della manovra intorno a 18 miliardi.
«La revisione strategica si sta concentrando su come rafforzare e ottimizzare la situazione patrimoniale del gruppo, migliorare la redditività, garantire una continua evoluzione delle attività di business e e mantenere la flessibilità necessaria a cogliere tutte le opportunità di generazione di valore», ha aggiunto la banca. Evidenziando che «ci sarà particolare attenzione alle opportunità di ottimizzazione del capitale, un’ulteriore riduzione dei costi, cross selling tra le entità del Gruppo e, soprattutto, sarà ulteriormente migliorata la disciplina del rischio». Su quest’ultimo fronte, come anticipato da Il Sole, la banca provvederebbe a una pesante svalutazione degli Npl: si ragiona di 7-8 miliardi di accantonamenti per portare i 74,7 miliardi di sofferenze e inadempienze probabili a valori di mercato. (Ma.Fe.)
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