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Qatar verso la fine della due diligence

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L’ANCHOR INVESTOR

Qatar verso la fine della due diligence

Avrebbero quasi concluso di guardare il dossier relativo a Mps gli advisor e i manager di Qia, la Qatar Investment Authority. L’attesa è che il fondo di Doha possa mettere circa un miliardo di euro nell’operazione, quindi il 20% della iniezione complessiva. L’ingresso di Qia resta fondamentale per tutta l’operazione: se davvero entrasse il gigante finanziario del Golfo Persico, a ruota potrebbero decidere di partecipare altri anchor investor e anche l’adesione all’aumento di capitale tradizionale da parte dei fondi istituzionali potrebbe essere meno complessa.

Ma il condizionale è d’obbligo. Doha non ha ancora deciso. E resta il grande punto interrogativo sulla situazione politica italiana, con il referendum del 4 dicembre, tenuta sotto stretto monitoraggio dagli uomini del Qatar.

Il fondo sovrano di Doha, anche dopo ripetuti contatti con il governo italiano e con una delle banche capofila del consorzio, cioè Jp Morgan, dove lavora l’ex-ministro Vittorio Grilli, sta effettuando da circa un mese la due diligence sulla banca senese.

Proprio con il governo italiano le discussioni sarebbero state a 360 gradi non soltanto su Siena, ma anche su altre opportunità di investimento per il Qatar in Italia: dalle infrastrutture fino al turismo (visti gli interessi di Qia in Costa Smeralda) e sui trasporti, dopo l’ingresso di Qatar Airways in Meridiana.

Ora la due diligence del Qatar su Mps, con l’assistenza dell’advisor finanziario Rothschild, sarebbe quasi conclusa. Ma una decisione finale sulla partecipazione (o meno) all’aumento non verrà presa prima del prossimo 5 dicembre, quando si conoscerà l’esito del referendum costituzionale italiano.

Tra gli addetti ai lavori e le banche del consorzio (oltre a Jpm Morgan, c’è anche Mediobanca e poi il pool costituito da Santander, Bofa Merrill Lynch, Citigroup, Credit Suisse, Deutsche Bank, Goldman Sachs) la sensazione è che una vittoria del No, al momento favorito nei sondaggi, potrebbe allontanare gli investimenti esteri dall’Italia per qualche mese, almeno fino ai primi mesi del 2017. Lo stesso intervento del Qatar potrebbe quindi complicarsi oltre misura.

E anche i grandi investitori americani avrebbero mostrato interesse ma anche grande cautela sul dossier della banca senese. Del resto, oltre al Qatar, un ruolo di anchor investor sarebbe stato offerto anche a investitori americani esperti in ristrutturazione di asset bancari, come il Quantum Fund di George Soros e il fondo del magnate degli hedge fund John Paulson.

E poi si sarebbe guardato anche a Temasek di Singapore in Asia, anche se questa pista pare essersi affievolita nelle ultime settimane.

La prossima settimana l’amministratore delegato Marco Morelli e il Cfo Francesco Mele, archiviato l’appuntamento con l’assemblea, partiranno per nuovi importanti incontri: a Londra dove dovrebbero vedere i manager di grandi fondi istituzionali anglosassoni. E, subito dopo, probabilmente per gli Stati Uniti, verso New York per incontrare nuovamente giganti finanziari come il Quantum Fund e Paulson & Co.

Del resto, i manager di Siena (assieme al consorzio bancario) ad oggi hanno incontrato più di 250 investitori, il 50% in Inghilterra, il 22% in Usa il 24% in altri Paesi, coprendo sostanzialmente tutte le tipologie di investitore: interlocutori che però sono avvezzi a prendere impegni vincolanti in prossimità del lancio dell’operazione e quando viene aperta la finestra per la sottoscrizione delle azioni.

Insomma, il lavoro prosegue intensamente su questo lato. Tuttavia, come fa notare qualche osservatore, l’ingresso di un anchor investor nella partita di Siena è condizione necessaria, ma non sufficiente per il successo della ricapitalizzazione da 5 miliardi: gli altri due pilastri restano infatti la conversione dei bond e l’adesione del mercato all’aumento tradizionale.

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