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Mps parte con i bond, Generali li converte ma il titolo crolla

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CREDITO

Mps parte con i bond, Generali li converte ma il titolo crolla

Il Monte apre la finestra per la conversione dei bond subordinati, ma sul mercato è sempre pioggia battente: ieri a Piazza affari ha perso un altro 13,78%. Il titolo della banca ha chiuso non lontano dal minimo storico a 0,17 euro, trasformati in 17,24 euro dal raggruppamento - scattato proprio ieri - di un’azione ogni cento.

Formalmente, la conversione si è avviata ieri alle 14 e si chiude alle 16 di venerdì: l’obiettivo dichiarato nelle carte ufficiali è di raccoglie 1,04 miliardi, ma a Siena non si fa mistero di puntare ben oltre, unico modo per sperare di poter chiudere l’intera operazione da cinque miliardi. Poco più di due ore dopo l’avvio dell’operazione Generali ha confermato, a valle di un cda convocato ad hoc, l’intenzione di convertire i suoi 400 milioni del lower tier II con scadenza 2019 (si veda l’articolo nella pagina qui a fianco), ma per il resto sul secondario i titoli oggetto dell’offerta si sono mossi assai poco, peraltro con segni diversi; ad esempio, l’Upper tier II 2008/2018 servito a finanziare l’acquisizione Antonveneta, diffuso nel pubblico retail, ieri in serata veniva scambiato a 62,99 (dati Thomson Reuters), in lieve rialzo dai 61,99 euro di venerdì. Il valore dunque resta più basso di quello di conversione (in questo caso offerta a 100), analogamente agli altri subordinati oggetto dello swap.

Come noto, l’offerta è rivolta sia al canale retail che agli istituzionali. Il primo è stato inserito per questioni di parità di trattamento, ma è soprattutto da questi ultimi che si aspettano i maggiori riscontri. Sta di fatto che la banca, ha annunciato ieri, adotterà presidi e obblighi di condotta particolarmente «cautelativi» durante il periodo di offerta di conversione: in quest’ottica assumerà nei confronti della clientela un atteggiamento «non proattivo, astenendosi dal raccomandare o consigliare l’adesione all’offerta»; in più, «al fine di evitare riprofilature degli investitori strumentali volte ad assicurare il buon esito del giudizio di adeguatezza, è stato deciso di utilizzare i questionari MiFID in essere al 30 settembre 2016 o comunque i parametri più cautelativi (più bassi) rilevati nei questionari presenti nel periodo compreso tra il 30 settembre 2016 e il giorno dell’adesione». Tradotto: il risparmiatore che non ha un profilo conforme alla conversione non potrà convertire.

Ancora congelato il Fresh da un miliardo quasi tutto in mano ai fondi (Attestor capofila), tra domani e giovedì in cda si farà il punto sull’andamento dell’offerta. Ma intanto, secondo quanto comunicato dal Monte, la prima a operare sul mercato sui titoli in questione è stata la banca stessa. Per garantire la liquidità del titolo, tra il 15 e ieri, informano due note distinte, attraverso Mps Capital services sono state effettuate oltre 1.400 operazioni in acquisto su tre titoli e 408 operazioni in vendita su due titoli, con quasi 75 milioni di controvalore movimentato proprio sul subordinato emesso per Antonveneta.

I rischi in prospetto

Ieri in mattinata, intanto, era arrivato il via libera di Consob al prospetto per la conversione. Ennesimo documento fiume, in cui sono messi in fila soprattutto i non pochi elementi di rischio connessi all’operazione. È così, ad esempio, che in 146 pagine di documento si cita per 34 volte il rischio di un bail in qualora la ricapitalizzazione nel suo insieme non andasse in porto, così come il fatto che la garanzia sull’aumento prestata dalconsorzio guidato da Jp Morgan e Mediobanca è subordinata a numerose condizioni di contesto, tra cui l’andamento del premarketing.

Ampio spazio è dedicato, ancora una volta, all’ipezione sul portafoglio crediti in corso della Bce. Se ne era già parlato nelle precedenti comunicazioni, ma ieri - trattandosi di un prospetto - la formulazione è stata un po’ più hard: si specifica, così, che l’ispezione potrebbe avere «impatti negativi» ancora non considerati dal piano industriale presentato il 25 ottobre. Questa ispezione, dice Mps, potrebbe «determinare un incremento delle rettifiche e/o dei relativi accantonamenti e, quindi, spiegare effetti negativi rilevanti sulla situazione patrimoniale, economica e finanziaria della banca, un incremento delle rettifiche e dei relativi accantonamenti». In pratica, non è detto che con la maxi-cartolarizzazione sia chiuso una volta per tutte il capitolo-sofferenze,che resta una spada di Damocle per tutto il settore.

I rapporti con Bruxelles

Altro fronte che resta caldo è quello con la Commissione europea, con cui «è in corso un confronto su alcune “criticità” rilevate da quest’ultima riguardo il piano industriale della banca», si legge ancora nella nota informativa diffusa ieri. Il 13 ottobre, viene spiegato, tramite il ministero dell’Economia, la banca ha informalmente inviato il nuovo piano a Bruxelles, e nella risposta, arrivata il 31 ottobre, la Commissione riepiloga «gli impegni assunti dalla Banca, su cui permangono alcune criticità, e si chiede di conoscere le modalità con cui la banca intende assicurarne il rispetto». Al momento, viene aggiunto, non è escluso che alla fine del confronto «vengano formulate richieste aggiuntive rispetto a quanto indicato nel nuovo piano industriale». Tuttavia, proprio da Bruxelles ieri sono arrivate parole di sostegno: «l’aumento di capitale in corso è pienamente in linea con le regole Ue, per le quali qualsiasi capitale addizionale dovrebbe essere in primo luogo raccolto dai mercati o da altre fonti private», ha detto il vicepresidente della Commissione Valdis Dombrovskis.

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