Anche i trader automatici, in Borsa, «votano». Non c’è da stupirsi. Nei giorni passati, complice l’incremento di volatilità con l’approssimarsi del referendum, gli algoritmi si sono infilati nelle pieghe dei mercati. Hanno sfruttato il saliscendi dei prezzi per realizzare le loro strategie. Così anche per la giornata di oggi i software erano «pronti». Già: ma quali allora i meccanismi studiati ad hoc? «I robot operativi nell’intraday , e che si basano sui livelli delle quotazioni – risponde Enrico Malverti esperto di trading systems –, sfrutteranno certamente eventuali gap iniziali della Borsa».
Si tratta di un’impostazione la cui logica di fondo può essere spiegata con un esempio. Ipotizziamo che il listino, nell’ultima seduta, abbia chiuso al rialzo ma che, durante le contrattazioni, abbia toccato un valore inferiore a quello finale. Ebbene: se il mercato, in avvio della nuova giornata, apre al di sotto del livello più basso il computer dà un segnale di acquisto. L’idea, in definitiva, è che la creazione del «gap iniziale», a fronte della precedente chiusura al rialzo, segnala statisticamente un’opportunità in acquisto. «Lo stesso discorso – aggiunge Malverti – vale simmetricamente per l’ipotesi opposta di chiusura al ribasso».
Insomma: facile come bere un bicchiere d’acqua? La realtà è molto più complessa. «Bisogna essere sicuri – spiega l’esperto – che, ad esempio, il robot abbia individuato un vero “gap iniziale” e non una falsa configurazione». L'obiettivo, a ben vedere, non è così semplice. Soprattutto in situazioni come quella di oggi dove è la stessa variabile politica a creare maggiore incertezza. In tal senso diventa fondamentale la prima ora di contrattazioni. Il software infatti è impostato in modo da comprendere l’eventuale cambiamento dell’impostazione di fondo. Se il listino, tornando all’esempio di prima, dopo un’ora di scambi continua a calare vuole dire che l’ipotesi statistica non è corretta. Di conseguenza l’algoritmo muta la strategia: da proposte di negoziazione in acquisto si passa a quelle in vendita.
Ciò detto può, però, obiettarsi: perchè tutti questi sforzi per creare investitori robot? In fin dei conti un professionista preparato potrebbe lui eseguire le mosse indicate. L’obiezione non è totalmente infondata. E, tuttavia, i fautori dell’algoritmo ricordano come spesso l’uomo cada in errori di valutazione. Magari senza nemmeno rendersene conto. Proprio il recente referendum sulla permanenza della Gran Bretagna nell'Ue è, in tal senso, significativo. In quell’occasione diversi hedge fund, scommettendo sulla Brexit, avevano correttamente impostato una strategia ribassista sulla sterlina. Alcuni di questi fondi gestiti da umani, però, hanno cambiato impostazione proprio all’ultimo. E, come sappiamo, «mal gliene incolse». Che cosa era successo? Una cosa molto semplice: nonostante i segnali del mercato indicassero che nulla era mutato, di fronte agli exit poll che davano la vittoria al «Bremain», il trader-uomo ha deciso per la strategia che di più assecondava (inconsciamente) il suo desiderio che Londra rimanesse nell’Ue. Un errore fatale che, al contrario, i freddi software non hanno commesso.
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