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Entro marzo i primi 700 prepensionamenti

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Entro marzo i primi 700 prepensionamenti

  • –Cristina Casadei

La Banca Popolare di Vicenza ieri ha consegnato ai sindacati una prima proposta per raggiungere l’obiettivo di 700 uscite, come indicato nella lettera di avvio procedura inviata la settimana scorsa (si veda il Sole 24 Ore del primo dicembre). Il negoziato dovrebbe avere tempi rapidi se le due finestre d’uscita per i lavoratori saranno, come indicato nella proposta, il 31 gennaio del 2017 per i primi 400 circa (che hanno i requisiti per poter accedere al fondo di solidarietà secondo indagini già realizzate) e la fine di marzo sempre del 2017 per i restanti (su cui invece devono essere fatte tutte le verifiche del caso sui requisiti). Secondo una prima valutazione i lavoratori dovrebbero transitare sul fondo di solidarietà per un periodo di circa 5 anni e l’intenzione sarebbe quella di favorire uscite volontarie e incentivate. Dunque molto costose, considerata la durata e gli eventuali incentivi. Anche per questo nella proposta ci sarebbe la richiesta di una giornata al mese di solidarietà pro capite che sarebbe remunerata al 60%, grazie al ricorso alla parte ordinaria del fondo di settore.

La trattativa si apre proprio a ridosso della scadenza del contratto integrativo (che avverrà il 31 dicembre), in un contesto in cui peraltro gli accordi aziendali sono stati disdettati dal 2013 e non sono più stati rinnovati. Proprio per questo i sindacati chiedono di allargare il perimetro dei ragionamenti includendo nel pacchetto anche l’integrativo e la contrattazione aziendale. «Siamo disponibili a proseguire la trattativa solo se si tratterà di uscite volontarie e non ci sarà nessuna forzatura», spiega Giuliano Xausa, segretario nazionale della Fabi. Luca Faietti della Uilca osserva che «serve una riflessione per vedere il quadro completo. L’operazione deve essere inserita nel quadro di un piano industriale. Ribadiamo la nostra contrarierà alla fusione con Veneto Banca perché non ci sarebbe alcuna possibilità di tenuta sul mercato della nuova realtà che nascerebbe». A esprimere preoccupazione per il futuro è anche Paolo Ghezzi della First Cisl: «Ci spaventa non tanto questo accordo quanto il futuro. In una eventuale fusione con Veneto Banca l’accavallamento tra filiali e professionalità sarebbe difficilmente gestibile dalle aziende in autonomia».

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