Finanza & Mercati

I dieci motivi per cui lo spread si è «stretto»

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L'Analisi|L’ANALISI

I dieci motivi per cui lo spread si è «stretto»

Sono dieci i principali motivi per i quali il differenziale del rendimento tra BTp e Bund decennali si è stretto ieri , alcuni hanno a che fare con l’affidabilità del Paese, altri no.

1) Qualche venditore più del solito si è affacciato sul mercato dei BTp lunedì mattinapost-voto ma ha trovato la strada sbarrata dalla Banca d’Italia che ha prontamente assorbito le vendite di troppo, in qualità di compratore dell’Eurosistema nell’ambito del QE (il programma di acquisti PSPP ). La Bce acquisterà questo mese fino a 12 miliardi di titoli di Stato italiani con vita residua tra 2 e 30 anni: e la vecchia regola sui mercati resta, “mai andare contro una banca centrale”.

2) Domani il Consiglio direttivo della Bce potrebbe decidere di estendere la durata del programma di acquisti oltre Marzo 2017, una decisione positiva per i BTp. Per questo c’è chi sta comprando BTp per rivenderli dopo il rally post-Bce a un prezzo più alto. La Bce però potrebbe anche deludere il mercato, e allora lo spread si riallargherebbe post-meeting.

3) Sotto un profilo strettamente tecnico, questo mese i prezzi dei titoli di Stato sono sostenuti (pressione al rialzo) dal rimborso di un BTp da 15,5 miliardi e l’assenza di aste a medio-lungo termine.

4) Non esistono dati ufficiali puntuali, aggiornati e certi. Ma in base a stime attendibili, il debito pubblico italiano in forma di bond è detenuto per il 65% da detentori italiani di cui banche (20%) , compagnie di assicurazione , (17%), Banca d’Italia (11%), fondi comuni (3%), famiglie (6%) , altri italiani (8%) e per il rimanente 35% da un’istituzione straniera, la Bce , (9%) e poi da investitori esteri (26%). Le istituzioni e gli investitori istituzionali italiani, che sono mani forti, non vendono in massa, non svendono, non speculano contro l’Italia in tempi di crisi.

5) Diversamente dal 2011 fino a metà del 2012, il mercato dei titoli di Stato italiani ora è protetto dalle OMTs della Bce, che depotenziano il pericolo di default dell’Italia e di disgregazione dell’euro.

6) Il differenziale tra BTp e Bund non si è allargato dopo il referendum anche perchè la vittoria del NO era attesa e già scontata dal mercato nei prezzi e nei rendimenti. Lo spread si è allargato sul rischio politico dai 120 punti di fine estate fino ai 170 punti di fine novembre, con picchi che hanno sfiorato 190 per poi tornare a quota 162 alla vigilia del voto. Ieri lo spread ha chiuso in area 160 dopo essere sceso fino a 157,3.

7) Il mercato ha scommesso su un’Italia relativamente stabile, nel caso di vittoria del NO. E sta mantenendo questa linea, sull’immediato. Un periodo di contenuta turbolenza politica era previsto e parzialmente scontato nei prezzi dei BTp, ma non è scontato il rischio di ascesa del M5S al Governo, elezioni lampo con esito incerto e legge elettorale opaca, instabilità politica prolungata, blocco delle riforme strutturali e rallentamento della crescita del Pil.

8) Uno dei motivi che ha pesato negativamente sullo spread, nel corso del 2016, è stato il problema irrisolto delle banche (principalmente l’aumento di capitale del Montepaschi e lo smaltimento delle sofferenze bancarie). In questi giorni, il problema delle banche sembra avviarsi a soluzione: nel caso in cui un’operazione integralmente di mercato per MPS non dovesse essere possibile, l’Italia può ricorrere allo strumento della ricapitalizzazione precauzionale a carico dello Stato, appellandosi al rischio sistemico ed evitando il bail-in: l’uscita di scena di Matteo Renzi agli occhi del mercato in questo momento equivale alla soluzione rapida del problema bancario, con un impatto positivo sullo spread in quanto sciogliere il nodo bancario migliora il rischio-Italia.

9) Rispetto alla Grande Crisi Finanziaria, quando gli stranieri detenevano oltre il 50% dei titoli di Stato italiani, il rischio di valanghe di vendite dall’estero di natura speculativa si è ora molto ridimensionato. La speculazione muove ancora i prezzi e i rendimenti dei BTp, con un’ottica di brevissimo termine, ma è frenata nel contesto del QE e dallo scudo delle OMTs.

10) Il movimento dello spread italiano va messo nel contesto europeo. I rendimenti dei BTp sono saliti come quelli dei Bund, degli Oat francesi e dei Bonos spagnoli, trascinati all’insù dall’impennata dei rendimenti dei Treasuries americani dopo la vittoria di Trump. Inoltre ieri si è stretto anche lo spread tra OaT e Bund, tra Bonos e Bund. Il rischio politico nell’Eurozona continua a pesare molto, è una grande incognita sui mercati, ma la sconfitta del candidato estremista alle elezioni presidenziali in Austria, il candidato Fillon in Francia che fa calare il pericolo Le Pen e la ricandidatura di Angela Merkel in Germania, sono tutti sviluppi recenti che allentano la tensione.

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