«Gli eventi non modificheranno la nostra strategia». Senza giri di parole, Jean Pierre Mustier ieri mattina si è affrettato a chiarire che nulla cambia nella strategia di UniCredit. Nonostante l’incertezza politica seguita al referendum di domenica, che il gruppo ieri ha pagato in Borsa con una flessione del 3,36 per cento.
Ma il consigliere delegato prosegue dritto per la sua strada: la revisione strategica, la cessione di alcuni asset, l’alleggerimento degli Npl, il maxi-aumento. E la prova si è avuta già ieri prima dell’apertura dei mercati, quando Piazza Gae Aulenti ha annunciato la trattativa in esclusiva con Amundi per la cessione di Pioneer. La notizia era già in circolazione dalla serata di domenica: il comunicato congiunto dei due soggetti tradisce comunanza d’intenti ma soprattutto voglia di fare in fretta, con il probabile annuncio del closing previsto la settimana prossima alla presentazione del nuovo piano industriale di UniCredit.
«Siamo una banca forte e non siamo preoccupati della volatilità del mercato», ha aggiunto Mustier ieri mattina in un’intervista a Bloomberg, rimandando qualsiasi informazione sul nuovo piano al 13 dicembre, per l’appunto con il nuovo piano. «L’Italia è un ottimo Paese, dobbiamo essere fiduciosi e guardare alle prospettive di medio e lungo termine». Infine, alla domanda su un eventuale merger con un player competitor, Mustier ha risposto: «Siamo molto focalizzati sullo sviluppo organico».
Tornando al dossier di Pioneer, in cui UniCredit è affiancata da Jp Morgan, escono di scena Ameriprise e la cordata Poste-Cdp-Anima: in quel caso il sesto asset manager europeo e soprattutto i suoi 225 miliardi di masse gestite sarebbero rimaste sotto il controllo di un soggetto italiano. Ma non si è trovato un accordo sulla distribuzione, un aspetto chiave della partita: la cordata italiana, secondo quanto trapela, chiedeva cinque anni, ma da Piazza Gae Aulenti è sembrato troppo. Di qui la scelta a favore dei francesi, affiancati dall’advisor Mediobabca.
Secondo quanto si apprende, Amundi - nata a inizio 2009 da Crédit Agricole e SocGen, dove ai tempi c’era proprio Mustier - avrebbe offerto una cifra compresa tra i 3,2 e i 4 miliardi per il 100% di Pioneer. Una somma che dovrebbe tener conto dei 325 milioni di liquidità di cui dispone oggi, destinati probabilmente a confluire in un dividendo straordinario staccato a beneficio di UniCredit del valore vicino al mezzo miliardo.
Tutta acqua al mulino della ricapitalizzazione che Piazza Gae Aulenti dovrebbe varare a metà febbraio, dopo un passaggio assembleare previsto per gennaio. Numeri e modalità si conosceranno la settimana prossima, quando martedì a Londra Mustier presenterà la revisione strategica imbastita a partire dal suo arrivo di luglio: oggi il manager farà il punto in consiglio di amministrazione, ultimo briefing prima del voto definitivo di lunedì prossimo, proprio alla vigilia dell’investor day. Probabile che si parli anche di Pioneer, così come delle altre partite in via di definizione in queste ore: la cessione di Pekao ai polacchi di Pzu e Pfr, entrambi controllati da Varsavia, nonché il varo di un veicolo di cartolarizzazione con 20miliardidi Npl netti: la newco dovrebbe essere partecipata con una quota di minoranza da un partner finanziario, con Cerberus, Fortress e Pimco attualmente in corsa.
A chiudere il pacchetto, l’aumento vero e proprio: sul mercato si ragiona su una cifra intorno a 13 miliardi, elevata ma necessaria per una manovra di ampio respiro (in grado di allineare i valori degli Npl in pancia al gruppo ai prezzi di mercato) e per rimpinguare il Cet1 ratio.
.@marcoferrando77
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