Finanza & Mercati

A picco azioni e bond subordinati, si scommette sulla conversione

  • Abbonati
  • Accedi
In primo piano

A picco azioni e bond subordinati, si scommette sulla conversione

L’indiscrezione sul no della Bce al rinvio delle scadenze per l’aumento Mps ha avuto pesanti ripercussioni su azioni e bond della banca. Sulla scommessa di un intervento dello Stato nel capitale e di una conversione del debito subordinato il titolo in Borsa ha perso il 10,55% mentre le quotazioni dei bond meno garantiti si sono fortemente assottigliate.

La notizia, rilanciata dalla Reuters e acquisita dal mercato, secondo cui la Bce non avrebbe concesso al Monte il rinvio della scadenza sull’aumento di capitale al 20 gennaio si abbatte come una scure su azioni e obbligazioni della banca senese. Le speranze di poter portare a casa un aumento di capitale con capitali privati, già ridotte al lumicino con la vittoria del no al Referendum e le successive dimissioni del premier Matteo Renzi, alla luce dell’indiscrezione sono parse evaporare definitivamente e il mercato si è così trovato a scommettere sull’intervento dello Stato nel capitale. Operazione che, se confermata, potrebbe comportare conversione in azioni dei bond subordinati in circolazione. Compresi quelli nel portafoglio dei risparmiatori retail inizialmente esclusi dall’offerta di swap lanciata dalla banca. In serata Siena ha fatto sapere di «non aver ricevuto alcuna comunicazione da parte della Bce» e di voler proseguire con il piano precedentemente comunicato. Nulla insomma è stato ancora formalmente deciso. Ma l’indiscrezione rilanciata a mercati aperti dalla Reuters ha comunque avuto effetti pesanti. Dopo una partenza a 21,80 euro le azioni sono sprofondate fino a 18,20 dopo che la notizia è stata rilanciata. Dopo essere stato sospeso per eccesso di ribasso il titolo ha poi chiuso gli scambi a 19,50 euro con una flessione del 10,55 per cento.

Stesso copione sui bond subordinati. Il titolo su cui è maggiormente esposta la clientela retail della banca è il bond «upper Tier 2» a tasso variabile con scadenza maggio 2018. La banca lo ha messo sul mercato a maggio 2008 per un controvalore di oltre 2 miliardi di euro in lotti minimi da 1000 euro. Chi lo ha acquistato allora e vuole liquidarlo oggi deve mettere in conto un dimezzamento del proprio investimento. A fine seduta infatti il titolo prezzava infatti al 54% del suo valore nominale. Rispetto a giovedì la flessione del prezzo è stata di oltre l’11 per cento. E stesso vale per gli altri titoli oggetto dell’offerta di conversione lanciata a fine novembre le cui valutazioni, già pesantemente ridotte, si sono ulteriormente assottigliate. I bond che trattano a prezzi più striminziti sono ovviamente quelli che hanno il minor grado di privilegio che sono i primi ad essere convertiti in azioni. Quelli classificati «Tier 1», come i quattro bond perpetui emessi da Mps Capital Trust I e II ed Antonveneta Capital Trust I e II, hanno prezzi che oscillano tra un massimo del 39% del valore nominale al 14 per cento.

La crisi del Monte ha fatto ovviamente schizzare all’insù le quotazioni dei Cds, i derivati per coprirsi dal rischio default. Per assicurarsi sull’insolvenza del debito subordinato fino a un anno di scadenza oggi, stando alla banca dati S&P Capital IQ, bisogna pagare una cifra pari alla metà del controvalore investito.

© Riproduzione riservata