Finanza & Mercati

Mps valuta l’aumento-lampo e chiama la Consob

  • Abbonati
  • Accedi
In primo piano

Mps valuta l’aumento-lampo e chiama la Consob

La nazionalizzazione di Mps è pronta per essere varata. Ma nel frattempo a Roma e Siena si vuole provare un ultimo tentativo con i grandi investitori privati, Qatar in testa, e gli obbligazionisti retail.

Un piano-lampo, che secondo quanto risulta a Il Sole 24 Ore ha preso forma ieri a partire dalla tarda mattinata. Mentre dalla Vigilanza della Bce, pur informalmente, emergeva l’intenzione di non concedere la proroga al 20 gennaio 2017 per l’aumento così come richiesto dal Monte, i vertici della banca e gli advisor Jp Morgan e Mediobanca si presentavano al Tesoro da Pier Carlo Padoan. Sulla scrivania del ministro c’era la bozza del decreto per l’intervento sulle banche, che però dovrà aspettare il nuovo governo per essere approvato; di qui l’idea di valutare una soluzione non dissimile da quella utilizzata per il salvataggio delle banche greche, con un maggiore coinvolgimento degli obbligazionisti retail.

A Roma se n’è discusso a lungo, tanto è vero che il consiglio di amministrazione del Monte è stato rimandato di un’ora. Al board, il ceo Morelli ha presentato il nuovo possibile tentativo per raccogliere i cinque miliardi necessari entro il 31 dicembre prossimo: un miliardo è già stato messo a disposizione dagli obbligazionisti istituzionali, un altro aggiuntivo potrebbe arrivare da quelli retail (qualora venissero allargate le maglie imposte dalla Consob) e anche il fondo sovrano del Qatar potrebbe tornare in pista con il suo miliardo. I due miliardi che restano, hanno spiegato Jp Morgan e Mediobanca, potrebbero finirebbero al centro di un placement-lampo, ai fondi più volte sondati negli ultimi 40 giorni. La manovra lampo dovrebbe aprirsi giovedì, cioè dopo la probabile ufficializzazione del «no» alla proroga da parte del Consiglio dei Governatori della Bce.

Il cda della banca avrebbe deciso di tentare quest’ultima versione del piano privato. Manca un passaggio fondamentale, però: l’autorizzazione da parte della Consob all’allentamento dei vincoli Mifid imposti agli obbligazionisti retail; l’Autorithy presieduta da Giuseppe Vegas è stata contattata ieri sera, ma non si prevede che una risposta possa arrivare prima di qualche ora: per questo il cda della banca si riunirà di nuovo domani alle 16,30. Se ci sarà l’ok di Consob, si tenterà il blitz, e le filiali verranno mobilitate per contattare i 40mila obbligazionisti retail, spiegando loro che l’alternativa è tra una conversione volontaria a premio (cioè al 100% del nominale) e una conversione obbligatoria ma a sconto. Un’altra gamba del rafforzamento patrimoniale potrebbe essere quella della conversione del bond Fresh in mano agli investitori istituzionali.

Passa insomma attraverso questo delicato gioco ad incastri il salvataggio della più antica banca del mondo. Per Francoforte, che ha informalmente chiesto di chiudere in fretta la ricapitalizzazione, l’istituto senese da troppo tempo è in balìa delle incertezze. E tre settimane in più non servirebbero a cambiare di molto lo scenario politico. Certo è che solo qualora non andasse in porto la soluzione privata, per Siena si potrebbero spalancare le porte all’intervento pubblico. Un’ipotesi che rimane per ora sullo sfondo, e che è pronta a scattare in caso di necessità. Ieri fonti di Palazzo Chigi sottolineavano come non sia previsto alcun varo a breve dello schema di decreto legge sulle banche, che però sostanzialmente è pronto per essere varato, laddove fosse necessario. Il piano B prende le mosse dall’articolo 32 della direttiva sul bail-in (Brrd) e prevede il coinvolgimento degli obbligazionisti.

Mps - il cui titolo ieri ha perso il 10,55% in Borsa - verrà salvata «sicuramente», ha detto il presidente della banca Alessandro Falciai mentre lasciava ieri la sede milanese della banca. Nelle prossime ore si scoprirà esattamente come.

© Riproduzione riservata