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Petrolio, tra Opec e non Opec c'è l'accordo sui tagli (e…

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vertice a vienna

Petrolio, tra Opec e non Opec c'è l'accordo sui tagli (e su una collaborazione futura)

(Reuters)
(Reuters)

L’Opec non ha centrato del tutto l'obiettivo dei tagli di produzione: dai paesi esterni al gruppo ha ottenuto l'impegno ad estrarre 558mila barili al giorno in meno, invece della riduzione di 600mila bg che aveva auspicato di poter sommare al suo “ sacrificio” da 1,2 milioni di bg. L'Organizzazione degli esportatori di greggio può tuttavia vantarsi di aver raggiunto un traguardo ancora più ambizioso, probabilmente davvero di portata storica, come molti suoi rappresentanti non hanno mancato di sottolineare. L'incontro di ieri a Vienna ha infatti istituzionalizzato la collaborazione con la Russia e dieci altri produttori di petrolio, dando vita a una sorta di Opec allargata, responsabile di oltre metà dell'offerta mondiale del combustibile.

Lo scopo, come ha sintetizzato il ministro saudita Khalid Al Falih, è di creare una «collaborazione» di lungo termine, che offra «la possibilità di continuare a consultarsi e occasionalmente intervenire sul mercato del petrolio, per evitare il ripetersi di shock come quello osservato negli ultimi due anni». «Tradizionalmente era l'Opec che aveva questo ruolo - ha ricordato Al Falih - ma l'Opec controlla solo un terzo dell'offerta di petrolio e dunque non può assumersi il 100% degli oneri».
I russi si sono mostrati in piena sintonia. «Questo di oggi non è un accordo chiuso, lavoreremo insieme per attirare un numero crescente di paesi ad unirsi», ha aggiunto il ministro Alexander Novak, che ha presentato la decisione seduto a fianco di Al Falih.
Del resto l'obiettivo più importante della riunione con i paesi non Opec era stato illustrato, prima ancora che l'incontro avesse inizio, anche dal presidente di turno uscente dell'Organizzazione, il qatarino Mohammed Al Sada, che nel 2017 cederà il timone proprio ai sauditi:  «Pensiamo che sia vitale istituzionalizzare una cornice di cooperazione tra paesi Opec e non Opec, per meglio adattarsi e reagire ai futuri cicli dell'industria - aveva detto Al Sada -. Tutti riconosciamo che l'industria petrolifera è per natura ciclica, ma con interazioni regolari, strutturate e sostenibili, sia a livello politico che tecnico, e lavorando insieme per raggiungere obiettivi comuni possiamo cercare di smussare le asperità ai cicli futuri».

Le discussioni sull'entità dei tagli di produzione d'altra parte non sono andate lisce come previsto. La discussione a porte chiuse è durata quasi sette ore e l'esito finale è stato deludente rispetto alle aspettative, che erano state fomentate dagli stessi ministri intervenuti a Vienna. Una slide mostrata durante i lavori, fotografata e filtrata all'esterno via Twitter, indicava un'ipotesi di tagli produttivi per 612mila barili al giorno: più di quanto era stato inizialmente promesso, dunque. Il taglio ufficializzato al termine della riunione è stato di soli 558mila bg, anche se l'Arabia Saudita si è detta disponibile a colmare la differenza, riducendo il suo output se necessario anche sotto 10 milioni di barili al giorno (il suo obiettivo sarebbe di scendere dai 10,544 mbg di ottobre al nuovo tetto di 10,058 mbg).
Nel dettaglio, non si sa molto delle riduzioni di output promesse. La Russia ha confermato senza esitazioni che toglierà dal mercato 300mila barili al giorno di greggio (anche se, considerati i precedenti, resta da vedere se lo farà davvero). Anche l'Oman, che aveva sempre garantito il suo appoggio, parteciperà. Tra i grandi produttori ci sono inoltre l'Azerbaijan e il Messico, paesi per cui era comunque previsto un naturale declino dell'output nel 2017.. E a sorpresa c'è il Kazakhstan, che dopo anni di lavori è appena riuscito ad avviare le estrazioni nel maxi-giacimento di Kashagan: per Astana l'Agenzia internazionale dell'energia si aspettava il prossimo anno un aumento della produzione di 160mila barili al giorno.

A differenza di quanto era avvenuto alla fine del vertice del 30 novembre - quando l'Opec aveva indicato i tagli e le quote produttive di ciascun paese membro - ieri non sono però state diffuse tabelle dettagliate. Impossibile quindi accertare quali siano gli impegni assunti da ciascun produttore non Opec.
Nel comunicato finale si «prende atto del desiderio» di 11 paesi, che vengono elencati, e «di altri produttori non Opec» di «raggiungere la stabilità del mercato del petrolio nell'interesse di tutti produttori e consumatori». La lista di chi ridurrà l'output, oltre ai paesi già citati, comprende anche il Bahrain, il Brunei, la Guinea Equatoriale, la Malaysia, il Sudan e il Sud Sudan. Si dice che tutti «si impegnano ad aggiustare la prodzione di petrolio, volontariamente o attraverso la gestione del declino, a cominciare dal 1* gennaio 2017 per un periodo di sei mesi prolongabile di altri altri sei, tenendo conto delle condizioni e delle prospettive del mercato».
La slide che era filtrata all'esterno includeva nella lista anche la Bolivia, sia pure con un contributo di appena 4mila bg. E per altri paesi il taglio ipotizzato era superiore a quello emerso attraverso indiscrezioni successive, diffuse dalla stessa fonte.

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