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Se JP Morgan lascia l’aumento di Mps a Stato e risparmiatori

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L'Analisi|il salvataggio

Se JP Morgan lascia l’aumento di Mps a Stato e risparmiatori

Le grandi banche internazionali guidate da JP Morgan non garantiranno, come promesso a luglio, l’aumento di capitale da 5 miliardi di Mps. Lasciando il salvataggio in mani italiane: risparmiatori detentori dei bond e Stato. Dopo che le grandi banche internazionali guidate da JP Morgan hanno rinunciato a dare la garanzia per l’aumento di capitale da cinque miliardi di Mps, il salvataggio della banca - in attesa dell’intervento dello Stato, che entro la settimana dovrebbe varare comunque un provvedimento di garanzia precauzionale da 15 miliardi per ricapitalizzare le banche in crisi - dipende in gran parte dai risparmiatori italiani detentori del bond subordinato (Upper Tier II) da 2,16 miliardi, collocato nel 2008 e con scadenza nel maggio 2018.

La grande finanza internazionale batte in ritirata, ufficialmente per il mutato contesto politico e istituzionale, e la patata bollente resta in mano agli italiani: lo Stato e i piccoli risparmiatori.

In attesa che dalla Vigilanza bancaria europea della Bce venga formalizzato il no al rinvio dell’aumento al 20 gennaio e preso atto della ritirata di JP Morgan & C.,il board di Mps guidato dall’amministratore delegato Marco Morelli ha deciso di esplorare il tentativo di portare avanti in extremis il piano originario. La novità principale riguarda la riapertura della conversione dei bond subordinati in azioni Mps di nuova emissione. Finora la conversione «volontaria» aveva portato adesioni per poco più di un miliardo, ottenuti quasi esclusivamente da investitori istituzionali (tra cui le Generali per 400 milioni). Consob, data la rischiosità dell’operazione che prevedeva di tramutare obbligazioni in azioni, aveva bloccato nel rispetto dei profili di rischio della Mifid, la conversione volontaria dei risparmiatori retail. Ora Mps - dopo un’interlocuzione tuttora in corso con Consob, che probabilmente terrà in conto i rischi a cui andrebbero incontro i medesimi obbligazionisti in caso di intervento dello Stato e burden sharing - punta a riaprire la conversione per l’intero ammontare di 4 miliardi di bond. Di questi, due miliardi sono nei portafogli di 40.000 risparmiatori italiani. Se decidessero di convertire in azioni, in aggiunta al miliardo già incassato dal Monte, si arriverebbe a tre miliardi. Lasciando “solo” due miliardi al vero e proprio collocamento azionario sul mercato (non più garantito), di cui uno potrebbe arrivare - secondo gli auspici delle banche collocatrici - dall’anchor investor del Qatar.

La strada della soluzione privata, soprattutto dopo il disimpegno dalla garanzia di JP Morgan & co, resta tutta in salita ma non impossibile. Molto dipenderà anche dalla tenuta dei mercati nei prossimi giorni. In ogni caso è pronto l’ombrello protettivo dello Stato, con il nuovo Governo che a giorni varerà il maxi-decreto sulle banche.Il rilancio del Monte ricade sui portafogli degli italiani.

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