Dopo le prime mosse positive in Borsa nella giornata successiva al consiglio di amministrazione del Monte dei Paschi, dal Tesoro trapela «fiducia» sul possibile arrivo al traguardo della soluzione di mercato per Rocca Salimbeni. Ma allo stesso tempo le fonti ministeriali precisano che anche in caso di insuccesso la continuità della banca e il risparmio dei suoi clienti non sono in nessun caso in discussione. Questa “fiducia attendista” è destinata a durare ancora alcuni giorni, perché l’eventuale decreto per l’intervento pubblico da adottare in caso di bisogno dipende dal calendario del tentativo di mercato: su questo fronte l’urgenza è evidente, ma i tempi tecnici dovrebbero portare le decisioni sul provvedimento oltre l’orizzonte di questa settimana.
A Via XX Settembre, dove il lavoro sul dossier bancario è andato avanti a pieno ritmo anche durante la “parentesi” della crisi di governo, la conferma (mai messa in dubbio dai toto-ministri dei giorni scorsi) di Pier Carlo Padoan mantiene la linea della continuità anche nel rapporto con l’Europa, che rimane lo snodo chiave in caso di intervento pubblico. Dall’Economia si sottolinea che nessuno scenario, neanche il più difficile, mette a rischio il «risparmio» dei clienti del Monte, perché in gioco non c’è la possibile risoluzione della banca e il conseguente bail in (si veda anche Il Sole 24 Ore di ieri): i depositi, insomma, non devono temere la tagliola europea, nemmeno quando superano i 100mila euro, e anche le obbligazioni ordinarie proseguono per la loro strada.
In discussione, in caso di ricapitalizzazione «precauzionale» basata sulla disciplina prevista dall’articolo 32 della direttiva europea «Brrd» del 2014, c’è infatti il burden sharing a carico dei titolari delle obbligazioni subordinate. La platea è quella che viene ora coinvolta dalla nuova tornata di conversione volontaria dei bond in azioni rilanciata dal cda del Monte di domenica, e in via di definizione in questi giorni. Come accaduto due settimane fa agli operatori istituzionali, quindi, anche i 40mila piccoli investitori che hanno sottoscritto il bond «Upper Tier 2» del Monte con scadenza maggio 2018 si dovrebbero trovare a breve davanti all’alternativa fra la conversione volontaria per aiutare la riuscita dell’intera operazione e la prospettiva di una successiva conversione forzosa che promette di rivelarsi più costosa. Quanto? Non è ovviamente possibile individuare oggi i costi del burden sharing che scatterebbe con il sostegno straordinario dello Stato al Monte, perché i parametri saranno il frutto della trattativa con Bruxelles, come tutte le altre caratteristiche chiave dell’intervento. Va ricordato infatti che Brrd alla mano l’ingresso del capitale pubblico, oltre che «precauzionale», deve essere «temporaneo» e «proporzionato» all’esigenza di prevenire o evitare una «grave perturbazione» economica, in modo da non sforare i confini dell’aiuto di Stato.
Oltre a queste caratteristiche, il sostegno sarebbe ovviamente costoso, nel senso che le risorse per la ricapitalizzazione precauzionale sarebbero finanziate a debito. Una volta aperta la strada, lo strumento potrebbe essere impiegato anche per le altre banche interessate da cessione di crediti deteriorati e aumento di capitale, in un orizzonte che potrebbe arrivare a valere fino a 15 miliardi.
A completare l’infrastruttura del decreto c’è infine il recupero delle misure bancarie studiate durante la legge di bilancio ma mai entrate nella manovra, a partire dal nuovo apporto al fondo di risoluzione che sarebbe quantificato da Bankitalia e, secondo le regole scritte qualche settimana fa ma mai approvate, potrebbe essere rateizzato in cinque anni per non presentare un conto troppo salato agli istituti che già hanno finanziato il meccanismo. Qualche novità regolamentare potrebbe intervenire per facilitare la vendita delle quattro good banks nate dalla risoluzione di Banca Etruria, Banca Marche, Carichieti e Cariferrara, al centro in questi mesi di lunghe trattative che non sono arrivate in porto; un capitolo, infine, sarebbe dedicato alle Popolari per proseguire il processo di trasformazione in Spa dopo la sospensiva decisa dal Consiglio di Stato per le regole che limitano il diritto di recesso. Tutti temi, questi, che resterebbero di attualità anche in caso di successo dell’operazione Mps senza il paracadute pubblico.
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