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Banche, 3.250 sportelli da chiudere in Italia nei prossimi 4 anni

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le stime per l’italia

Banche, 3.250 sportelli da chiudere in Italia nei prossimi 4 anni

Non ci sono solo le 800 chiusure di filiali previste dal nuovo piano industriale di UniCredit. Da qui a quattro anni, in base ai progetti presentati dai 10 maggiori gruppi creditizi (BancoPosta compreso), la rete degli sportelli bancari vedrà quasi 3.300 chiusure, oltre un decimo della rete territoriale nazionale, mentre altre migliaia saranno coinvolti in procedimenti di razionalizzazione dell’offerta. Ma non ci sono solo le ricadute sulle migliaia di bancari coinvolti: in gioco c’è anche l’accesso ai servizi di milioni di clienti bancari.

Sono milioni i clienti bancari che vedranno chiudere la filiale di riferimento nei prossimi anni. A questi si propone in sostanza una scelta obbligata: cambiare banca per agevolarsi di sportelli di prossimità o restare con la stessa banca e doversi servire di una filiale diversa. Che magari dista solo qualche centinaio di metri in più, specie nei centri medi o grandi, ma invece potrebbe anche trovarsi in un altro comune, con problemi di comunicazione. Mentre una grandissima parte della clientela sfrutta in modo sempre più proficuo i canali virtuali, come l’internet o il phone banking, riducendo quasi a zero la propria frequentazione dello sportello “reale”, non sono da dimenticare però larghe fasce di popolazione (clienti con alfabetizzazione informatica scarsa o nulla, anziani) che trovano nello sportello ancora l’unico punto di contatto con il settore del credito. La legge consente comunque alcuni diritti che vanno ricordati e utilizzati, specie per chi intende “fare trasloco” in un altro istituto di credito.

I piani industriali e gli impatti sulle reti
Con il piano industriale, entro il 2019 UniCredit ha dichiarato che intende chiudere 800 filiali in Italia. Ubi nei mesi scorsi ha dichiarato la chiusura di 280 filiali del gruppo. Sono 60 quelle di cui prevedeva la chiusura Veneto Banca, mentre 153 erano quelle previste in chiusura entro il 2020 dal piano del novembre 2015 della Vicenza, ma in caso di fusione con la Popolare di Vicenza nel solo Veneto vi sono 58 Comuni dove le due banche sono presenti insieme con 123 sportelli, oltre un terzo della loro rete nella regione: dunque non è difficile immaginare chiusure concentrate su questi territori. Con la fusione tra Banco Popolare e Bpm, secondo quanto indicato a maggio dal Ceo della Popolare di Milano Giuseppe Castagna, prevede la riduzione entro il 2019 di 335 sportelli per l'intero gruppo nascente . Il piano industriale 2014/17 di Intesa Sanpaolo prevedeva la riduzione della rete italiana da 4.100 a 3.300 sportelli, di cui 500 da chiudere tra il 2015 e la fine del prossimo anno. A marzo 2015 l'ad di Poste Francesco Caio ha ufficializzato l'intenzione di chiudere 455 sportelli con 609 “razionalizzazioni” per portare la rete a circa 13mila sportelli entro il 2019. Carige prevede la riduzione della rete da 606 a 500 sportelli entro il 2020. Entro la fine del prossimo anno la rete di Bper scenderà di 130 filiali. Il nuovo piano industriale di Bnl prevede la chiusura di 100 filiali.

Il destino di Mps nelle mani delle sue filiali
La portabilità del conto corrente entro 12 giorni lavorativi
A chi non intenderà seguire la propria banca in un altro sportelli, la legge concede la portabilità gratuita del conto corrente e dei servizi connessi (compreso il conto titoli): dal 25 giugno 2015, con l'entrata in vigore della Dl n.3/2015, è possibile chiudere il conto con la vecchia banca e trasferirlo in un'altra, senza costi, commissioni, restrizioni o penali, entro 12 giorni lavorativi dalla richiesta. Inoltre, se la banca dovesse commettere errori durante il processo di trasferimento, i costi e oneri saranno totalmente a suo carico. La domanda di chiusura del conto corrente bancario va presentata in forma scritta sugli appositi moduli presenti in ogni filiale o tramite raccomandata a/r che può essere anche sostituita dalla posta elettronica certificata (Pec). La richiesta va firmata da tutti gli intestatari del conto (se sono più di uno). All'atto della domanda vanno restituite alla banca tutti gli strumenti di pagamento utilizzati (carte di credito, carte di debito – note anche come tessere Bancomat -) e tutti gli assegni inutilizzati. In caso di assegni smarriti o rubati va presentata copia della denuncia di furto o smarrimento. Attenzione perché in base alle norme antiriciclaggio per la chiusura del conto la banca deve ottenere copia dei documenti di identità di tutti gli intestatari. Tuttavia il ministero dell'Economia non ha ancora emanato il decreto che deve fissare i criteri per la quantificazione dell'indennizzo che la banca deve riconoscere al cliente in caso di un prolungamento dei tempi.

Le banche e il rispetto della tempistica
Le legge, peraltro, non comporta di per sé una “rivoluzione” sul fronte dei tempi, perché fissa scadenze che sono già oggi (casualmente?) esattamente in linea con quelle medie applicate dal sistema bancario. Secondo i dati di PattiChiari sui tempi di chiusura medi dei conti correnti, rilevati nel periodo tra il primo luglio e il 31 dicembre 2014 sul campione di 50 tra gruppi e istituti di credito che aderivano volontariamente all'iniziativa del consorzio dell'Abi, era proprio di 12 giorni il tempo medio di chiusura dei conti correnti di tipo 3, quelli con dossier titoli, esclusi però la carta di credito e i servizi Viacard e Telepass.
Ma già nel secondo semestre del 2014 c'erano banche in grado di chiudere questi conti in appena tre giorni lavorativi (Cassa di Risparmio di Savona, gruppo Carige), ma ce n'erano anche altre che avevano bisogno di ben 33 giorni lavorativi (Monte dei Paschi di Siena) che salivano addirittura a 48 giorni lavorativi (Banca Popolare di Mantova, gruppo Bpm) per i conti di tipo 4, quelli con carta di credito e/o Viacard e Telepass. Nella gran parte dei gruppi, comunque, nel secondo semestre 2014 i tempi medi necessari a chiudere un conto erano di 5 giorni lavorativi per il primo tipo, sette per il secondo e 14,5 per il quarto, ma i dati migliori si collocano rispettivamente a 4,4 e 8, con un dati di 6 per i conti di tipo 3.

Ben 3,2 milioni di chiusure di conti nell'ultimo anno
Secondo l'ultima indagine Digital Banking Index di novembre condotta da CheBanca! e presentata da Gianfranco Ursino su Plus24, il settimanale di finanza e risparmio del sabato del Sole 24 Ore, il boom dei conti online presenti ormai nella gamma di offerta di tutti i gruppi bancari è spinto non solo dai “traslochi” interni nella stessa banca dalla filiale al web, ma anche dal tasso di abbandono pari al 18% dei correntisti online. In sostanza, sono circa 3,2 milioni i clienti che hanno chiuso un conto online nell'ultimo anno. In due casi su tre la motivazione alla base del cambio conto derivano da considerazioni legate al costo del servizio.

Mobilità dei conti correnti pari a un decimo del totale
Nell'ultimo decennio il tasso di mobilità dei correntisti (incidenza dei conti correnti accesi ed estinti sul totale) è passato così dal 6 al 10-12% a livello di sistema. Sempre l'indagine Digital Banking Index di novembre condotta da CheBanca! emerge ci sono altri 3 milioni di correntisti online (il 18% del totale) che prenderanno in considerazione la possibilità o sono già intenzionati a chiudere il conto nei prossimi 12 mesi. Stabile anche la percentuale (circa il 20%) dei correntisti online che dichiarano di considerare l'apertura di un nuovo conto il prossimo anno. Numeri sui quali ora potrebbe impattare, accrescendoli, la legge sulla portabilità gratuita del conto, sinora poco pubblicizzata.

Come scegliere il conto corrente e risparmiare
Come risparmiare sul costo del conto corrente bancario? Cambiandolo. Lo confermano le indagini di Banca d'Italia sui costi dei conti: il costo cresce con l'anzianità del contratto. La variazione però è diversa a seconda dei profili di cliente-tipo individuati da Bankitalia: occorre infatti ricordare che per fare in modo che i clienti scelgano i conti più adatti alle loro modalità di utilizzo (riducendone i costi in caso di utilizzo errato, come per chi adotta un conto solo online ma poi va allo sportello) Banca d'Italia ha introdotto tipologie di profilatura dei clienti in sei “profili”: giovani, famiglie (con operatività bassa, media e alta) e pensionati (con operatività bassa o media ). Ma gli oneri possono cambiare anche più volte nell'anno. Banca d'Italia prevede che per variare le condizioni ci debba essere “un giustificato motivo”, ma gli istituti interpretano la regola in modo “creativo”. In base alle regole di trasparenza, con l'estratto conto al 31 dicembre i titolari devono ricevere il riepilogo delle spese annuali per la tenuta del conto e per i servizi di liquidità e pagamento, oltre a un altro riepilogo dei costi di eventuali affidamenti o sconfinamenti. Per le banche valgono le regole di comunicazione alla clientela stabilite dall'Arbitro Bancario Finanziario (Abf). Perché si possano variare le condizioni dei conti secondo l'Abf «il giustificato motivo, ossia l'(unica) condizione sostanziale dettata dal legislatore…, non può essere generico dovendo al contrario riguardare eventi di comprovabile effetto sul rapporto bancario poi riferibili alla categoria di contratti oggetto delle modifiche». La legge (l'articolo 118 del Testo unico bancario) consente però ai correntisti il recesso dal contratto: in caso di variazioni, che devono essere comunicate personalmente al cliente almeno 60 giorni prima dell'entrata in vigore, il cliente può non accettare le nuove condizioni e chiudere il conto senza oneri né spese entro questo periodo.

L'opzione del conto di base per pensionati e fasce sociali svantaggiate
Dal primo giugno2012, per circa 850mila pensionati senza conti bancari o postali, è disponibile il conto corrente “di base”. Il prodotto (a spese zero, senza imposta di bollo e con un plafond di operazioni gratuite) è gratis per le famiglie con Isee (indicatore della situazione economica equivalente) inferiore agli 8.000 euro l'anno o, con caratteristiche diverse, per i pensionati fino a 1.500 euro mensili, ma è disponibile (a condizioni economiche diverse e non gratuite) per tutti i clienti, anche chi ha già un conto. Lo prevede la convenzione tra Abi, Tesoro, Banca d'Italia, Poste Italiane e associazioni dei prestatori dei servizi di pagamento sottoscritta il 28 marzo 2012 e ratificata dall'Abi il 18 aprile 2012.
Nel dettaglio, il prodotto è a canone zero e senza bollo per le fasce svantaggiate con Isee annuo inferiore agli 8.000 euro. Dà diritto ogni anno a sei prelievi gratuiti di contante allo sportello, incluse le scritture contabili, mentre i prelievi ai proprio Bancomat sono illimitati. Sono previsti sei bonifici eseguiti e 36 ricevuti (come l'accredito dello stipendio o pensione). I pagamenti con carta di debito (Bancomat e PagoBancomat) sono illimitate. I pensionati fino a 1.500 euro mensili (lordi) hanno gratis alcuni servizi (prelievi Bancomat illimitati, pagamenti ricevuti illimitati, spese di apertura e di gestione dei conti di base destinati all'accredito e al prelievo della pensione del titolare) ma paghano i servizi aggiuntivi richiesti. Chi chiede un conto gratis di base deve presentare un'autocertificazione in cui attesti di non essere titolare di altro conto di base e comunicare annualmente alla banca, entro il primo marzo, l'autocertificazione del proprio Isee in corso di validità. I pensionati fino a 1.500 euro mensili che non rientrano nelle fasce socialmente svantaggiate hanno diritto a chiedere un conto di base gratuito per alcuni tipi di servizi e un numero di operazioni indicate, o di un conto gratuito che consenta solo i servizi e il numero di operazioni indicate nella convenzione. Bisogna presentare un'autocertificazione in cui si attesta di non essere titolari di altro conto di base e comunicare annualmente, entro il primo marzo, l'autocertificazione del proprio trattamento pensionistico.

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