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Berlusconi in campo per difendere la sua Tv dagli attacchi ostili

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FININVEST

Berlusconi in campo per difendere la sua Tv dagli attacchi ostili

Le armi azionarie della difesa per ora sono finite qui. Fininvest, che è salita al 38,266% del capitale di Mediaset e al 39,775% dei diritti di voto, non può andare oltre fino ad aprile, quando si riaprirà la finestra di altri 12 mesi per poter incrementare la quota di un altro 5% senza dover lanciare un’Opa (lo scorso aprile aveva già comprato poco meno dell’1,3%). Neppure Mediaset, che ha già il 3,79% di azioni proprie, può dar corso al buy-back per salire fino al 10% di azioni proprie perchè farebbe scattare la soglia d’Opa per Fininvest. A questo punto si può considerare che il 19% del capitale di Mediaset che è passato di mano nel corso delle ultime due sedute sia in gran parte riferibile a passaggi collegati all’esercizio di derivati da parte di Vivendi per salire al 20% che ha raggiunto finora.

Per il momento non sembra esserci spazio ad aperture per ritentare un dialogo, opzione che in prima battuta Bolloré aveva probabilmente considerato per forzare un accordo alle sue condizioni. La famiglia Berlusconi sembra compatta nella difesa di quello che è il core business del gruppo. «L’acquisto di azioni Mediaset da parte di Vivendi, non concordato preventivamente con Fininvest, non può essere considerato altro che un'operazione ostile - ha dichiarato lo stesso Silvio Berlusconi in una nota diffusa prima del nuovo annuncio di Vivendi di essere già salita al 20% -. Quanto a noi, c’è la compattezza più assoluta della mia famiglia su un punto molto preciso: non abbiamo alcuna intenzione di lasciare che qualcuno provi a ridimensionare il nostro ruolo di imprenditori». Per questo motivo, ha aggiunto, «abbiamo aumentato la nostra partecipazione e continueremo a farlo nei limiti consentiti dalle leggi. Vivendi ha avuto l'opportunità, con l'accordo strategico firmato nello scorso aprile, di avviare con Mediaset una collaborazione che si preannunciava proficua per entrambi i gruppi. Purtroppo questo accordo è stato disconosciuto da Vivendi nei modi e con le conseguenze anche giudiziarie che sono note. Non è certo questo il miglior biglietto da visita che Vivendi possa esibire nel riproporsi come azionista industriale della società».

Porte chiuse, dunque, a qualsiasi tentativo di dialogo. L’intenzione dichiarata dall’azionista di riferimento di Mediaset è di resistere all’assedio, perchè evidentemente i presupposti per ristabilire un rapporto di fiducia non ci sono più. In teoria, Fininvest potrebbe avere già “prenotato” l’ulteriore 5% che potrebbe rilevare a partire da aprile con un derivato, magari con un'opzione put&call (opzione a vendere/comprare) che, se stipulato con la stessa controparte, neppure dovrebbe essere dichiarata. L’assemblea per il rinnovo del consiglio è quella della primavera 2018, la partita potrebbe perciò essere lunga.

Nel frattempo, però, è possibile che Bolloré decida di salire oltre quel 20% dichiarato come prima tappa, per avvicinarsi alla soglia d’Opa del 30%. In questo caso probabilmente raggiungerebbe con certezza matematica la minoranza di blocco nelle assemblee straordinarie, che deliberano con la maggioranza dei due terzi, limitando così gli spazi di reazione della controparte.

Parte dell’azione di difesa è delegata al piano legale. Si potrebbe cercare di far valere ancora il contratto di aprile su Premium, che i francesi disconoscono ma che per il Biscione è invece valido e vincolante. Secondo il contratto «nel primo anno dalla data del closing (che non c’è stato, ndr) Vivendi non potrà effettuare, direttamente o indirettamente, alcun acquisto di azioni Mediaset». E, ancora, «nel secondo e terzo anno dalla data del closing Vivendi non potrà effettuare, direttamente o indirettamente, acquisti di azioni Mediaset che la portino a possedere una partecipazione complessiva superiore al 5% del capitale sociale di Mediaset». In teoria, con una procedura d’urgenza, potrebbe essere fatto valere il divieto a salire oltre il 3,5% che era stato concordato, chiedendo la sterilizzazione dei diritti di voto. Ma è più probabile che la via per la sterilizzazione dei diritti di voto di Vivendi passi dalla denuncia presentata per aggiotaggio, dopo la quale, per ora contro ignoti, la Procura di Milano ha aperto un’inchiesta.

È evidente, comunque, che in questa fase Berlusconi conta anche sull’appoggio del sistema-Paese per respingere l’assalto. Il Governo ha battuto un colpo e, anche se strumenti diretti per poter intervenire su aziende private non ne ha, la moral suasion è una via praticata ovunque, certamente più altrove che in Italia. Se poi la contesa dovesse sfociare in un’Opa, il conto della spesa solo per quanto riguarda l’equity, considerato che si dovrebbe procedere con un’Opa a cascata su Eitowers e la spagnola Telecinco, si aggirerebbe sui 7 miliardi. In capo a Mediaset c’è un debito dell’ordine di 1,1 miliardo e su molti contratti di finanziamento è prevista la clausola di change of control che farebbe scattare l’immediato obbligo di rimborso.

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