
Nel giorno dell’arrivo della seconda caparra, tanto attesa, da parte della cordata cinese per il Milan, in Fininvest devono correre ai ripari per difendere l’ammiraglia del gruppo, Mediaset, dall’attacco francese.
Coincidenza vuole che via Paleocapa si trovi costretta ad arrotondare la sua quota in Mediaset (a quasi il 40%) mettendo sul piatto circa 150 milioni per intervenire ai «blocchi», più o meno nello stesso momento in cui da Hong Kong parte un bonifico da Credit Suisse, con i secondi 100 milioni di caparra dei cinesi e destinazione un conto di Fininvest in Italia.
Con questa ulteriore caparra i soldi ricevuti per il futuro acquisto del Milan da parte della cordata Ses (visto che il closing è stato spostato ai primi di marzo) raggiungono quota 200 milioni: i primi 100 milioni erano stati pagati in settembre in due rate (prima 15 milioni e poi 85 milioni).
Insomma, provvidenziale diventa questa doppia caparra cinese per le casse di Fininvest: 200 milioni entrano negli ultimi mesi e circa 150 milioni escono per difendersi dall’aggressione transalpina. Altri 320 milioni sono invece attesi in marzo dalla cassaforte della famiglia Berlusconi per chiudere la vendita del club rossonero alla cordata Sino Europe Sports.
L’avanzata di Vincent Bollorè su Mediaset, apre un nuovo fronte caldo borsistico, visto che la controversia con i francesi era fino ad oggi stata soltanto in Tribunale a causa della ritirata transalpina su Premium: con lavoro per noti avvocati come Vincenzo Mariconda, il professor Andrea Di Porto e lo studio Chiomenti. Ora entra in scena anche Niccolò Ghedini per la controversia penale.
I cinesi, con buona pace dei tifosi, diventano così un problema secondario per Fininvest: proprio nel momento in cui cominciano ad emergere i nomi della cordata. Ci sarebbero infatti tutte banche a fianco di Yonghong Li: Huarong International, la Industrial Bank, la Bank of Guangzhou, la China Zheshang Bank. I restanti 320 milioni, a questo punto, diventano cruciali come munizioni nella battaglia con i francesi.
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