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Viola: «La fusione Bpvi e Veneto va avanti»

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Viola: «La fusione Bpvi e Veneto va avanti»

  • –Katy Mandurino

Prima di tutto, un piano industriale. Poi una accelerazione, in modo da rientrare nei tempi previsti per la fusione. Senza perdere mai di vista che la chiave di volta per la rinascita resta la riconquista della fiducia dei risparmiatori. Fabrizio Viola riordina i pochi tasselli che, dopo appena una settimana di nomina, può mettere in fila per ristabilire un clima di operatività e propositività. Il “battesimo” come nuovo amministratore delegato della Banca Popolare di Vicenza - al posto del dimissionario Francesco Iorio - non è stato dei migliori: l’assemblea dei soci di ieri, che ha approvato la tanto attesa azione di responsabilità nei confronti degli ex amministratori (in primis, il presidente Gianni Zonin e il dg Samuele Sorato) colpevoli della malagestio che in decenni ha portato al quasi default, si è svolta in un clima tesissimo, dominato da proteste, fischi, frasi poco ortodosse ed altrettante poco ortodosse e addirittura irrispettose risposte dal palco. Ma Viola ha provato a calmare gli animi e a prospettare uno scenario positivo. Per quanto riguarda la fusione, «le strutture della banca hanno già lavorato e mi allineerò velocemente affinché non si perda tempo e il mio arrivo non determini ritardi», ha detto. «Al primo posto viene il progetto industriale - ha continuato l’ex ad di Mps - gli aspetti finanziari arrivano di conseguenza. Bisogna capire se le due banche assieme siano più forti di quanto non lo siano singolarmente. A prima vista direi di sì. Il mio obiettivo è quello di fare in modo che la Popolare di Vicenza riprenda un percorso virtuoso e torni a remunerare».

Anche se c’è un grosso problema di crediti deteriorati e «stiamo lavorando per vedere come ridurlo in misura significativa - ha aggiunto Viola -. Bisogna allegerirci delle sofferenze e migliorare la cultura del credito. In questa banca non si è fatto credito come si doveva, in alcuni casi si è fatto contro la legge».

Resta il passaggio fondamentale del restauro della fiducia. «Ieri (lunedì, ndr) ho incontrato per la prima volta i sindacati - ancora l’ad -: dobbiamo lavorare perché si ricostruisca un clima interno di fiducia che ci consenta di superare questi mesi difficili. Una missione non impossibile. Ma, o si cambia o si rischia di morire». Riconquistare la fiducia è cruciale soprattutto alla luce della rabbia che serpeggia fra i soci, che ieri è esplosa come non si vedeva da tempo. L’azione di responsabilità è stata approvata con il 99,9% dell’azionariato, ma ha suscitato proteste il fatto che essa sia limitata nel tempo, cioé che consideri solamente un lasso temporale che va dal gennaio 2013 al maggio 2015. O che non si facciano nomi e cognomi di chi dovrebbe essere messo in discussione nel suo operato, o, ancora, che non vi sia alcun riferimento ad azioni cautelative o revocatorie (come ad esempio il sequestro dei beni, anche intestati ad altri). «Comprendo le reazioni dei soci - ha detto Viola -, ma ho avuto modo di verificare che l’azione è stata costruita con raziocinio e grande responsabilità. Faremo il più presto possibile». Per rassicurare i piccoli soci, preoccupati sull’efficacia dell’azione, Viola ha richiamato la sua esperienza ai vertici di Mps: «Abbiamo fatto una azione di responsabilità che ci ha consentito di recuperare 650 milioni di euro». Nella delibera finale andata al voto una correzione è stata fatta: Questio, la sgr che controlla il fondo Atlante, proprietario della Vicenza, tramite le parole del suo rappresentante Alessandro De Nicola, ha ottenuto di estendere il periodo di competenza dell’azione di responsabilità anche prima del gennaio 2013, mentre nel testo si è inclusa la possibilità di azioni cautelari o revocatorie.

Il nodo più importante resta, però, quello dei ristori e quindi delle conciliazioni, strumento primario per riconquistare la fiducia dei risparmiatori, i cui tavoli, non sono ancora partiti. L’ipotesi di un rimborso al 10-15% è stato considerato da molti irriverente e offensivo. In vista della fusione con Veneto Banca, le regole conciliative delle due banche devono essere «coerenti», come ha affermato De Nicola, ma in realtà ogni cda può già avviare i tavoli. La Vicenza, ora che ha un nuovo ad - il cui compenso è stato fissato a 700mila euro annui lordi con un plus variabile vincolato al raggiungimento di obiettivi da definirsi, cumulabile con quanto gli spetterà da Veneto Banca in qualità di presidente del Comitato Strategico (mentre a Iorio andrà una buonuscita di 1,5 milioni) - può finalmente accelerare e chiudere le pratiche.

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