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Mps, parte la conversione al retail. Fondo cinese valuta adesione ad…

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la crisi del credito

Mps, parte la conversione al retail. Fondo cinese valuta adesione ad aumento. Oggi il Cda

Foto Space24
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Alle 14 di giovedì si saprà se Mps è in condizione di rimanere in piedi con capitali privati oppure se, più realisticamente, si renderà necessario l'intervento dello Stato. È questo lo scenario in cui si trova oggi la più antica banca al mondo.
Stamane prende il via, per concludersi tre giorni dopo, il collocamento presso gli investitori privati del capitale fresco della banca; il consiglio di amministrazione si riunisce stamane a Milano per seguire l’avvio alla conversione dei bond subordinati e dell’aumento di capitale. Un ulteriore riunione del Consiglio è già in calendario per venerdì a Siena.

Intanto spunta anche un fondo cinese tra i cosiddetti anchor investor che stanno valutando l'ingresso in Mps. Il fondo cinese si sarebbe fatto avanti nel corso dell'ultima settimana dando una disponibilità a investire tra i 300 e i 500 milioni.

Il tentativo che la banca sta compiendo in extremis è di raccogliere il più possibile dagli investitori privati così da portare a casa in autonomia l'aumento da 5 miliardi imposto da Bce. Per riuscirci la banca sta percorrendo due strade in parallelo: la conversione volontaria dei bond subordinati e il collocamento privato (il cosiddetto accelerated bookbuilding).

Sul primo fronte il management, a valle dell'autorizzazione della Consob arrivata giovedì sera, venerdì ha riaperto la conversione volontaria del bond subordinato da 2,1 miliardi con scadenza 2018 in mano al pubblico retail. Ai circa 40mila piccoli risparmiatori viene data la possibilità di trasformare l'obbligazione in azioni delle futura Mps. La deadline per loro è fissata alle 14 di mercoledì. A quel punto si faranno i conti, anche se c'è scetticismo sul fatto che l'adesione sia massiccia. La banca si attende che nell'ambito del liability management excercise (sui complessivi 4,51 miliardi di euro di subordinati) l'adesione si attesti in media al 40,4%: nel complesso la banca si attende dunque 1,8 miliardi circa dai bond. Nella cifra dovrebbero essere compresi anche i 200 milioni del Fresh detenuto da un gruppo di hedge fund che ha come “capofila” il fondo Attestor.

Da lì, ci saranno ancora 24 ore di tempo. Perchè all'indomani, ovvero giovedì (anche se da prospetto non sono escluse modifiche al calendario «al verificarsi di eventi e circostanze indipendenti dalla volontà dell'emittente»), si farà il punto finale sull'eventuale partecipazione di investitori privati. L'offerta si aprirà formalmente domani e in queste ore il dialogo sarebbe aperto con diversi istituzionali, tra cui il fondo del Qatar, che era in predicato di investire fino a un miliardo di euro. L'esito del referendum ha tuttavia raffreddato l'interesse di Doha per il progetto. Ed è realistico che il Qatar come gli altri investitori inizialmente contattati (tra cui Soros e Paulson) aspettino l'esito della conversione dei bond per gettare ufficialmente la spugna. Nella serata di oggi si capirà meglio lo stato dell'arte nel quadro di un Cda straordinario convocato a Milano. Certo è che solo al termine del bookbuilding si definiranno i prezzi delle azioni dell'aumento: difficilmente si potrà andare lontano dal minimo della forchetta, fissata a un euro per azione (contro un prezzo massimo stabilito in 24,9 euro per azione).

Qualora o la conversione, o il collocamento privato, o entrambe le operazioni, non permettessero di mettere insieme i 5 miliardi previsti, allora si spalancherebbero le porte all'intervento pubblico. Per capire in quale misura Roma possa partecipare occorrerà aspettare le mosse degli investitori retail e istituzionali. Il Mef, che è azionista di Siena con il 4%, potrebbe ad esempio partecipare all'aumento per la quota di compentenza, circa 200 milioni, senza che questo debba rappresentare oggetto di discussione con Bruxelles: in quel caso, l'operazione sarebbe fatta ai prezzi di mercato e potrebbe essere subordinata alla presenza di un investitore di peso, come il Qatar, nel capitale. Diverso invece invece il caso di un aiuto di entità superiore dello Stato, che prenderebbe la forma di ricapitalizzazione precauzionale (rumors indicano in 900 milioni l'entità): in quel caso, l'operazione sarebbe agganciata alla conversione forzosa dei 4,1 miliardi di bond subordinati.

Tutto è insomma ancora da definire. Così come ancora manca la firma finale sul prestito ponte necessario per anticipare la tranche senior derivante dalla cartolarizzazione dai 27 miliardi di sofferenze. Le banche del consorzio avrebbero raggiunto una sintesi tra loro sulla quota della senior su cui porre la garanzia Gacs, ma ancora manca il sì di Atlante.

LE OPERAZIONI STRAORDINARIE E L'ANDAMENTO DEL TITOLO IN BORSA

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