I pasti gratis sul mercato non esistono. E non esiste il risk free. In qualsiasi investimento il rischio non è una sorpresa: c'è e deve essere adeguatamente remunerato. Nel caso del Monte, il pasto arriva, a caro prezzo.
Chi deciderà di convertire i bond subordinati in azioni del nuovo Mps rischierà ma questo vale anche per chi rifiuterà lo swap. Il prospettoe il supplemento senza deroghe alla Mifid vanno nella direzione di una piena consapevolezza del risparmiatore, in contesto incerto e carico di pericoli.
Il primo rischio è che l'operazione di mercato non abbia successo (aumento di capitale senza garanzia del consorzio di banche e conversione dei subordinati da parte di istituzionali e retail per un totale di 5 miliardi, deconsolidamento delle sofferenze con prestito-ponte e successiva cartolarizzazione ) e che lo Stato non salvi la banca (sebbene il Mef risulta sia pronto a farlo): falliti mercato e Stato, scatterebbe il bail-in con perdite spalmate dall'alto al basso, cioè azionisti per primi e poi i detentori di obbligazioni subordinate, a seguire senior bond e per finire depositi oltre i 100mila euro.
Altro rischio è dato dalla sopravvivenza stessa della banca: chi diventerà azionista, sostituendo bond subordinati con azioni ordinarie, lo farà consapevole del fatto che rischia «l'azzeramento del proprio investimento» e la partecipazione alle perdite con lo schema del bail-in, nel caso di «eventi e circostanze» tali da compromettere la continuità aziendale. Il prospetto ricorda tra i rischi futuri l'insuccesso del Piano industriale, il deterioramento del merito di credito, altri eventuali oneri con assorbimento di capitale decisi dagli organismi di vigilanza. Chi sottoscrive lo swap, corre il rischio di vedersi cancellata la conversione nel caso di fallimento dell'operazione. I bond venduti saranno restituiti al mittente.
Chi invece decide di rifiutare l'offerta e di tenere le obbligazioni subordinate si espone ai rischi legati al futuro della banca, sopravvivenza e continuità aziendale. Il prospetto sottolinea che «non vi è alcuna certezza» su intervento dello Stato nell'aumento di capitale, e, «ove intervenga, non vi è certezza circa le modalità di tale intervento e l'importo». In base alla normativa sugli aiuti di Stato, altro rischio è «la conversione forzosa dei subordinati in azioni della Banca a condizioni uguali, migliori o peggiori dell'offerta volontaria», anche se fonti bene informate danno per sicure condizioni peggiorative. Infine, resta il rischio aperto anche su modalità e importi di eventuali rimborsi delle perdite subite. L'adesione all'offerta non preclude la possibilità di promuovere azioni nei confronti della Banca per violazioni commesse da quest'ultima in sede di collocamento e/o vendita dei titoli, ma il campo sembra ora restringersi alle sole irregolarità di mis-selling.
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