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Bankitalia, misure temporanee e cautelative

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gli interventi

Bankitalia, misure temporanee e cautelative

Lo stanziamento dei fondi per le ricapitalizzazioni precauzionali e le garanzie di liquidità, da varare a costo di un aumento del debito pubblico, darebbe vita a un piano che va ben oltre Mps per mettere in garanzia tutte le «singole criticità» che ancora pesano sul settore bancario italiano.

La prudenza in queste ore è massima, anche se i tecnici che hanno lavorato al testo del possibile decreto considerano ormai chiusi molti particolari. Non si vuole interferire in alcun modo su un’operazione di mercato ancora in pieno corso. Ma se si arrivasse a dover aprire l’ombrello precauzionale, cui anche Bankitalia guarda con fiducia, allora è certo che quell’intervento, adottato nel quadro della direttiva Brrd, varrebbe per diverse banche.

Le misure avrebbero un carattere temporaneo ed esclusivamente cautelativo. In altre parole, le banche coinvolte sono solvibili e gli interventi servono solo a evitare possibili perturbazioni economiche, preservando la stabilità finanziaria. Inoltre l’intervento pubblico sarebbe in linea con la disciplina sugli aiuti di Stato e limitato alle iniezioni necessarie per far fronte alle carenze di capitale stabilite negli stress test. E non sarà in alcun caso utilizzato per compensare le perdite che le banche coinvolte abbiano accusato o rischino di accusare nel prossimo futuro.

Se il decreto avrà una portata fino a 20 miliardi, allora la sua forza potrebbe aiutare a chiudere partire diverse come la fusione delle banche venete e l’avvio della cartolarizzazione dei 27 miliardi di Npl lordi a cui manca solo il via definitivo del fondo Atlante. Non solo. Si alleggerirebbe in questo modo il ruolo del fondo promosso da Quaestio Sgr, che è anche al centro del piano di cessione di tre delle quattro “good bank”. L’acquisto da parte di Ubi di Banca Marche, Etruria e Carichieti, è vicino ed è legato, tra l’altro, allo smaltimento di due terzi dei crediti deteriorati in capo alle banche salvate grazie al contributo di Atlante (circa 3,7 miliardi). Infine il «piano B» darebbe una mano alla chiusura delle operazioni in corso in Carige, impegnata nella vendita della prima tranche di Npl da 1,4 miliardi nell’ambito del più ambizioso programma di far scendere i crediti deteriorati a 3,7 miliardi dai 7,1 di oggi e un coverage del 42%. Un obiettivo molto ambizioso e che, se mancato, potrebbe indurre a un nuovo aumento di capitale aiutato, appunto, dall’intervento pubblico.

Il contesto in cui il sistema bancario nel suo insieme riceverebbe questo decreto è di fiducia anche perché coincide con una serie di dati in miglioramento sul fronte delle sofferenze bancarie. A ottobre il tasso di crescita delle sofferenze sui dodici mesi ha registrato un calo e secondo gli ultimi dati di Bankitalia nei primi nove mesi dell’anno gli istituti di credito hanno ceduto e cancellato dai bilanci 6 miliardi lordi di sofferenze (contro i circa 1,7 dello stesso periodo del 2015).

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