Finanza & Mercati

Per risolvere la crisi del Monte sta per scoccare l’ora dello Stato

  • Abbonati
  • Accedi
L'Analisi|L’ANALISI

Per risolvere la crisi del Monte sta per scoccare l’ora dello Stato

L’intervento dello Stato nel capitale del Monte dei Paschi di Siena diventa di ora in ora più inevitabile. Ma il piano privato per l’aumento andrà comunque avanti fino a giovedì.
A prescindere dall’esito del tentativo privato, tutto in salita, è necessario dimostrare, anche dal punto di vista giuridico in sede di negoziato con la Ue, che prima di passare al sostegno pubblico nell’ambito del piano statale da 20 miliardi approvato ieri sera dal consiglio dei ministri, ogni tentativo di mercato è stato espletato fino in fondo. Ecco perché il fondo Atlante, che nel corso del fine settimana si era praticamente sfilato dalla cartolarizzazione di Mps, ieri è stato ricondotto al tavolo dagli interventi di moral suasion delle Autorità e del numero uno di Intesa Sanpaolo Carlo Messina, primo sottoscrittore del veicolo di sistema nato per aiutare a sciogliere il nodo degli Npl in Italia e diventato invece holding di controllo di Popolare Vicenza e Veneto Banca.

Il Ministero dell'Economia guidato da Pier Carlo Padoan, pur predisponendo nel frattempo il decreto da 20 miliardi che garantirà la liquidità e le ricapitalizzazioni pubbliche delle banche in crisi, ha svolto e sta svolgendo il ruolo di facilitatore dell’opzione privata soprattutto per quanto riguarda gli anchor investor.

In particolare, il Tesoro avrebbe avuto contatti diretti con i fondi sovrani arabi e cinesi - anche la settimana scorsa - che prima di investire in un Paese chiedono sempre di interloquire con il Governo locale. L’intervento complessivo dei tre «anchor» individuati non sarebbe comunque andato sopra 1-1,2 miliardi. E in ogni caso era condizionato al successo dell’operazione di collocamento al retail e agli istituzionali, poichè i fondi sovrani esteri tradizionalmente tendono a evitare di diventare i secondi azionisti dietro lo Stato locale in posizione di leadership.

Domani si chiuderà la conversione dei bond in equity e giovedì il placement azionario. Poi si tireranno le somme dell’operazione privata, ma il percorso di mercato è tutto in salita e anche tra le banche collocatrici ieri sera si registrava pessimismo anche se non rassegnazione.

La sensazione è che un po’ tutti i soggetti coinvolti nell’operazione, salvo sorprese delle ultime 48 ore, si stiano rassegnando e preparando all’intervento dello Stato che da ieri sera è pronto ufficialmente. Sul caso Monte si va verso la sperimentazione del burden sharing.

© Riproduzione riservata