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Balzo in Borsa del 100% in quattordici sedute

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SCALATA

Balzo in Borsa del 100% in quattordici sedute

Nella contesa per il controllo di Mediaset, al momento, c’è un solo vincitore: il mercato e i piccoli azionisti. Perché con il rialzo di ieri del titolo del Biscione chi aveva investito in Mediaset in tempi non sospetti ha visto la quotazione delle azioni raddoppiare nel giro di venti giorni. Il guadagno, in pratica, è quasi del 100% con le azioni passate da un valore di 2,29 euro di inizio mese ai 4,44 (+23,33%) segnati ieri.

Prima dell’incursione nel libro soci del finanziere Vincent Bolloré, oggi al 25,75% di Mediaset, la struttura dell’azionariato vedeva gli istituzionali al 46,3%, Fininvest al 34,7% e il retail al 15,2%. Lo si evince dal sito del gruppo del Biscione dove la sezione azionisti non è stata ancora aggiornata e dove il flottante, pre Bolloré si intende, era pari al 61%.

Il titolo in borsa

Un contesto in cui la parte del leone, sempre secondo la stessa fotografia, la giocavano gli investitori americani (23,3%), seguiti a ruota da quelli francesi (8,1%), inglesi (7,3%) e italiani (3,5%). Dunque, almeno sulla carta, il maxi guadagno in Borsa potrebbe aver avvantaggiato anche un discreto pubblico retail e gli investitori istituzionali. Ovviamente il podio spetta alla Fininvest di Silvio Berlusconi che, nonostante tutto, ha almeno una consolazione, e non certo “magra”: il rally si è tradotto in un guadagno complessivo a nove zeri. La quota del 34,7%, pre rafforzamento di Fininvest in Mediaset, valeva 930 milioni. Oggi quello stesso pacchetto vale più di 1,8 miliardi.

Adesso la struttura del libro soci è profondamente cambiata, con la Fininvest salita al 38,36% e Vivendi a poco più del 25% e la contestuale riduzione del flottante intorno al 35%. Naturale, dunque, che le oscillazioni in Borsa siano più evidenti. E i guadagni pure.

Anche altri protagonisti, seppur potenziali, della battaglia in corso sul futuro del gruppo televisivo hanno raccolto buone performance. Basta guardare le quotazioni di Telecom Italia che sono passate in un mese da 0,7 euro a 0,84 euro per azione, più 20%. Con volumi, peraltro, specie negli ultimi giorni, ben superiori alla media. Nelle sedute del 15 e del 16 dicembre sono stati scambiati rispettivamente 232 milioni e 196 milioni di pezzi. La media, per il gruppo telefonico, è circa la metà.

L’impressione, in pratica, è che specie nelle ultime settimane chi scommette nella partita Mediaset si stia posizionando su Telecom Italia, di cui il primo azionista è proprio Vivendi con poco meno del 25%. La convinzione è che il gruppo telefonico potrebbe presto diventare un attore chiave della vicenda. Del resto i titoli Mediaset scarseggiano, e il gruppo tlc può rappresentare una alternativa valida nel mondo della speculazione.Nelle sale operative, dove si è convinti che gran parte dei titoli Mediaset finiti in pancia a Vivendi siano il risultato di opzioni stipulate ben prima di novembre (l’ad di Vivendi, De Puyfontaine in una intervista al Corriere della Sera ha detto che gli acquisti sono stati fatti a «metà novembre»), si fa notare come Vincent Bolloré nel giro di due mesi ha voluto rafforzare “tutte” le sue posizioni. Basta mettere in fila gli eventi.

Il primo passo, in ordine temporale, è stato quello di crescere nella “sua” Vivendi. Lo scorso 11 ottobre il finanziere annunciò di voler rafforzare al 20,4% la presa su Vivendi, impegnando complessivamente più della metà del valore del gruppo di famiglia sulla media company che presiede. Con il raddoppio previsto per gli azionisti da almeno due anni, arriverà al 29% dei diritti di voto a marzo (e al 40% in prospettiva). In questo modo, in pratica, è riuscito a far rientrare più di una perplessità che aveva mostrato parte del consiglio di amministrazione del gruppo francese in occasione della firma del contratto su Mediaset Premium. Il secondo passo è stato quello di ripristinare la posizione in Telecom Italia.

Lo scorso 24 novembre Vivendi ha annunciato la volontà di risalire nel capitale di Telecom a sfiorare la soglia dell’Opa del 25%, dopo che la quota era stata diluita poco sotto il 22% dalla conversione obbligatoria del bond da 1,3 miliardi, avvenuta a metà mese.Infine, poco meno di 20 giorni dopo, è entrato in Mediaset, dando il via a quella che oggi si è rivelata una vera e propria scalata. Una serie di passaggi che, almeno sul mercato, hanno portato alla convinzione che queste tre mosse siano parte di un disegno unico e che, se non ora, prima o poi Telecom Italia sarà tirata in ballo. Che Vivendi possa decidere di vendere la quota in Mediaset a Telecom Italia? Che sia Telecom Italia il soggetto immaginato per il lancio di una eventuale offerta su Mediaset? Fantafinanza. Forse. Eppure gli scenari su cui si ragiona sono molteplici e questo ne fa parte. Non a caso Mediaset ha fatto leva proprio sulla duplice presenza dei francesi nel Biscione e in Telecom Italia per chiamare in causa l’Agcom.

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