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La strategia di Bolloré per trattare con Berlusconi

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L'Analisi|l’analisi

La strategia di Bolloré per trattare con Berlusconi

Anche se non sono ancora chiare le modalità, che verranno probabilmente definite di volta in volta, l’obiettivo di Vivendi (e di Vincent Bolloré) è invece ormai evidente: gestire, di fatto, Mediaset. O, più correttamente, renderla sostanzialmente ingovernabile in modo da poterla gestire.

«Da lunedì della scorsa settimana – spiega una fonte molto vicina all’imprenditore e finanziare bretone – abbiamo inviato una serie di messaggi successivi. Il 3% non è bastato, il 12% non è bastato, il 20% non è bastato. Quindi abbiamo deciso di ingaggiare una vera e propria prova di forza, spingendo al massimo l’acceleratore per mostrare tutta la nostra determinazione. Con il 29,9%, che raggiungeremo a breve, avremo una effettiva minoranza di blocco, visto che alle assemblee non partecipa mai l’intero capitale».

A quel punto, è il ragionamento, i Berlusconi saranno costretti a negoziare. «Perché – prosegue la fonte – saremo in grado di avere una voce di cui non si potrà non tener conto su tutto: i progetti, le strategie, la politica dei dividendi. Con tre blocchi di azionisti – Fininvest, noi e i piccoli, molti dei quali non sono certo soddisfatti di come stanno andando le cose – lo scenario cambia completamente».

E una volta riavviato il tavolo negoziale, sia pure con metodi che qualcuno certo può ritenere “ostili e poco eleganti”, “tutto diventa possibile, tutto diventa discutibile”. Per esempio la prospettiva di un accordo con Fininvest che porti al lancio di un'Opa congiunta (obbligatoria in caso di concerto tra soci che insieme detengono oltre il 51% della società). Ma è anche immaginabile “che si smonti l'attuale assetto azionario” per ricostruirne un altro di tipo diverso.

Altrimenti? Se cioè Fininvest continua a respingere l'idea di una nuova trattativa? “Altrimenti blocchiamo tutto. Il tempo gioca a nostro favore. Sono loro ad avere un problema. Sono loro ad avere una bassa redditività. Sono loro, come sanno benissimo, a non poter rimanere per sempre da soli” su un mercato che sta cambiando rapidamente e dov'è in corso un processo di concentrazione molto forte. “Noi – dice ancora il nostro interlocutore – possiamo aspettare. Abbiamo il tempo e le risorse”.

Aspettare quanto? Bolloré non è tipo da aspettare. E ha una certa urgenza di realizzare il suo progetto di un vero competitor europeo sul fronte della produzione di contenuti e dell'integrazione tra produzione e distribuzione. “L'importante per ora – risponde la fonte – è aver aumentato la pressione. Aver fatto chiaramente capire la nostra determinazione. Aver dimostrato che il nostro ruolo è e sarà decisivo. Aver creato un rapporto di forza. Il resto arriverà. Nei prossimi mesi qualcosa si muoverà, le cose cambieranno”.

Non viene esclusa neppure l'opzione dell'Opa ostile. Anche se per il momento non sarebbe sul tappeto. Troppo costosa (il premio è già stato abbondantemente pagato con il rialzo del titolo in questi dieci giorni) e dall'esito incerto. Per i francesi l'importante, adesso, è aver assunto una posizione tale per cui Mediaset, senza il consenso di Vivendi, è potenzialmente paralizzata. O comunque “paralizzabile”.

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