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Salvare il liberismo dai liberisti (ideologici)

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Salvare il liberismo dai liberisti (ideologici)

Gentile direttore, domenica sul suo giornale il professor Luigi Zingales ha avanzato critiche alle posizioni prese dal Governo, e specificamente da me, su alcune vicende relative alla presenza in Italia di investitori internazionali e ai rapporti commerciali del nostro Paese, cui ritengo doveroso rispondere.

Gli investitori internazionali sono benvenuti nel nostro Paese, invitati o meno. Il mio impegno da viceministro prima e da ministro poi è sempre stato rivolto a sollecitarne la presenza e ad assisterli.

Non credo nella difesa dell’italianità della proprietà delle aziende. Come ho avuto spesso modo di dire un’impresa è italiana quando opera, investe e dà lavoro in Italia. Tempo fa ho commissionato un’ampia ricerca sull’esito delle acquisizioni straniere. Che dimostra chiaramente come queste abbiano, nella grande maggioranza dei casi, aumentato fatturato, occupazione e investimenti più della media dei settori di riferimento. Quasi sempre, dunque, interesse nazionale e investimenti esteri coincidono. Quello che ritengo invece doveroso difendere in modo intransigente è la dignità nazionale, chiamata in causa in entrambe le questioni trattate dall’editoriale di Zingales: lo scambio di battute con Boris Johnson e la vicenda Vivendi Mediaset. Nel primo caso Johnson ha rivendicato il diritto, all’esito del negoziato su Brexit, ad aumentare le tasse universitarie agli studenti italiani in Uk e al contempo mantenere il pieno accesso al mercato unico. Il ministro degli Esteri britannico ha sostenuto, peraltro in occasione di un evento in Italia, che non ci saremmo opposti a questo disegno perché vendiamo molto prosecco nel Regno Unito. Ho risposto che questa affermazione è inaccettabile nella sostanza e nella motivazione e che la minaccia di chiudere il mercato britannico alle merci europee è un’arma alquanto spuntata, dato che i loro prodotti perderebbero libero accesso, in questo caso, a 27 mercati di sbocco. Analoga fattispecie ravviso nella vicenda Vivendi Mediaset. Un’operazione di cui, al momento, non si conoscono le finalità, condotta in modo ostile e opaco, realizzata peraltro in un momento di transizione politica complessa e rivolta verso un’azienda che opera in un settore sensibile come quello dei media. Ritengo che tutti questi elementi giustifichino una ferma presa di posizione del Governo italiano per sottolineare che esiste una differenza tra accogliere gli investitori stranieri che hanno un chiaro progetto industriale e diventare terreno aperto per ogni tipo di incursione speculativa. Facile immaginare cosa sarebbe accaduto a un imprenditore italiano che si fosse comportato in modo analogo in Francia.

Come Zingales ricorda sono un sostenitore del libero scambio, l’ho difeso in Europa e in Italia anche nel caso di dossier impopolari come il Ttip. Ho sempre però evitato di farlo in modo ideologico, trascurando cioè di valutarne gli effetti concreti e l’equilibrio nei rapporti economici e politici internazionali. È infatti proprio in ragione di un’interpretazione ideologica del liberismo che la causa del libero scambio è stata danneggiata, forse irrimediabilmente.

Parafrasando il titolo di un fortunato libro di Zingales, occorre salvare il liberismo dai liberisti (ideologici).

Ringrazio il ministro Calenda per le precisazioni, dalle quali emerge chiaramente come egli voglia sottoporre gli investimenti francesi a un test ulteriore rispetto a quelli italiani. Le «incursioni speculative» sono deleterie solo quando sono fatte dagli «stranieri»? Io auspico un sistema che tratti tutti ugualmente, sia che uno sia francese, sia che sia italiano, sia che sia l’ex presidente del Consiglio che il calzolaio dell’angolo. Il ministro la chiama ideologia, io lo chiamo un ideale meritevole di essere difeso. (L.Z.)

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