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Se entra in gioco anche la quota Telecom

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L'Analisi|SCENARI

Se entra in gioco anche la quota Telecom

Telecom non è coinvolta nella vicenda Mediaset. Ma di Telecom il ceo di Vivendi Arnaud de Puyfontaine, ha parlato sia a Roma sia a Cologno.
Comunque la si giri, nell’assedio di Vivendi a Mediaset entra in gioco Telecom. Con quale ruolo non è ancora chiaro, ma lo si capirà presto. L’argomento, a quanto risulta, è stato messo in campo sia nell’incontro che il ceo della media company transalpina, Arnaud de Puyfontaine, ha avuto venerdì mattina con il ministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda, sia nel successivo appuntamento del pomeriggio con PierSilvio Berlusconi.

Sul tavolo milanese e su quello romano il tema non sarebbe stato trattato negli stessi termini. A Mediaset sarebbe stato prospettato infatti un possibile intervento dell’incumbent delle tlc su Premium. De Puyfontaine era reduce da un cda Telecom che aveva appena approvato la societarizzazione di TimVision per entrare nel mondo delle produzioni e co-produzioni video, competenze che al momento il gruppo non ha se non nel team multimediale, strutturato però per progetti meno ambiziosi. Ma al ministero non è certamente solo della pay-tv che si è parlato.

Infatti dall’esecutivo - e la posizione risulta condivisa dal premier Paolo Gentiloni - si escludono “rappresaglie” nei confronti di Telecom: niente “scippo” della rete, dunque. Non sarebbe neppure possibile, dal momento che lo scopororo forzoso dell’infrastruttura potrebbe essere considerata solo come misura estrema nel caso in cui fosse compromesso il quadro concorrenziale nel campo delle tlc e comunque con l’ok di Bruxelles, che mai lo concederebbe in un altro contesto. A riguardo sarebbe stato rassicurato anche l’ad di Telecom, Flavio Cattaneo, mentre il presidente Giuseppe Recchi ha ribadito ancora - meno di una settimana fa - che il gruppo non ha alcun ruolo nella vicenda Vivendi-Mediaset.

Ma in questa storia il quadro, come si è visto, muta rapidamente e, in un modo o nell’altro, anche la quota in Telecom in mano ai francesi potrebbe finire sul piatto. Non tutta, però, almeno se l’interlocutore è Fininvest che, a oggi, controlla il 38,266% di Mediaset, senza avere fino ad aprile altra chance di arrotondarla evitando l’Opa. Un accordo tra il primo e il secondo socio non è possibile perché farebbe scattare l’Opa in concerto, salvo che l’eventuale intesa passi da uno “scambio di figurine”. Se per esempio Fininvest accettasse di “traslocare” nell’azionariato Telecom, scambiando la sua quota in Mediaset con una parte delle azioni detenute dai francesi nella compagnia telefonica, ai prezzi di Borsa di oggi la holding della famiglia Berlusconi si ritroverebbe in mano il 15% del gruppo di tlc, mentre Vivendi calerebbe sotto il 10%. Non pare al momento che una proposta in questo senso, semmai fosse avanzata, sarebbe accettata da chi sta ancora mettendo in campo tutte le armi legali per difendere i suoi asset. E tuttavia è un’ipotesi che potrebbe concretizzarsi anche in uno scenario di Opa ostile. Se Vivendi riuscisse a conquistare Mediaset, a quel punto si scontrerebbe con i paletti del Sic, che ha recepito la legge Gasparri. Il gruppo presieduto da Vincent Bolloré non potrebbe cioè controllare sia Telecom che Mediaset, perché supererebbe il tetto del 40% di quota di mercato nelle tlc e del 10% nei media. Difficilmente abbandonerebbe la preda televisiva, visto che - a quanto risulta - più di un pensierino sul Biscione l’aveva fatto almeno da inizio anno e più probabilmente scenderebbe invece in Telecom. I pretendenti non mancherebbero: da Telefonica, che ha già un accordo di collaborazione con Vivendi, a Orange, con la quale la media company transalpina sta trattando per una partnership su Canal+ . Magari a quel punto sarebbero in molti a sperare che Fininvest accetti di recuperare “l’italianità” di Telecom. L’esito non è scontato, ma un dato è certo: tutte le pedine sono potenzialmente in moto, Telecom inclusa.

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