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Mediaset-Vivendi, il sottile confine tra rilanci a oltranza e offerte…

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L'Analisi|Il gioco dell’Opa

Mediaset-Vivendi, il sottile confine tra rilanci a oltranza e offerte al ribasso

Domani in Consob sulla partita Mediaset sarà ascoltato il ceo di Vivendi Arnaud de Puyfontaine, ma successivamente potrebbero essere convocati anche i rappresentanti di Fininvest e della stessa Mediaset. Lo scopo: chiarire le modalità della scalata francese. Nell’esposto presentato in Procura - che si suppone girato negli analoghi termini alla Consob - la holding della famiglia Berlusconi avanza il sospetto che Vivendi si fosse già assicurata la disponibilità dei titoli del Biscione quando si è proposta ufficialmente di rilevarli. Relativamente alla fase 1, quella della settimana scorsa quando il gruppo presieduto da Vincent Bolloré aveva fatto sapere di puntare a rilevare tra il 10% e il 20% di Mediaset, l’esposto parla appunto della possibilità che «le percentuali indicate dal comunicato di Vivendi siano già, se non nella materiale disponibilità della stessa, quantomeno opzionate da terzi, non avendo altrimenti senso l’annuncio, se non quello di incedere nuovamente sul titolo». In effetti preannunciare di voler acquistare titoli ha il sicuro effetto di far scappare il prezzo.

Possibile che un finanziere esperto come Bolloré non ci abbia pensato? Le opzioni avrebbero consentito di prenotare le azioni a prezzo predeterminato. Ma le partecipazioni potenziali andrebbero denunciate, cosa che, in questo caso, non è avvenuta. Anzi, fonti vicine alla media company transalpina negano il ricorso ai derivati, mentre gli acquisti sul titolo del Biscione - lo ha detto il ceo Arnaud de Puyfontaine in una recente intervista - sarebbero iniziati solo a metà novembre.

In realtà lo strumento per raccogliere azioni dai fondi, a un prezzo fissato in un range non troppo distante dalle quotazioni di mercato del momento, esiste e si chiama block trading facility. Con questo termine - come recita il sito di Borsa italiana - si «identifica una particolare tipologia di proposta attraverso la quale è possibile eseguire ordini di acquisto e vendita, i cui termini siano già stati definiti tra due soggetti e solo tra questi due vengono eseguiti. Sono proposte finalizzate, quindi, alla conclusione di contratti in cui le controparti sono predeterminate». Gli scambi effettuati in questo modo, che godono oltretutto del beneficio di evitare la Tobin tax, vengono poi contabilizzati nei volumi complessivi della seduta. E questo spiegherebbe, dunque, l’impennata dei volumi che si è registrata puntualmente dopo ogni preannuncio d’acquisto da parte francese. Nel rastrellamento Vivendi si sarebbe fatta aiutare da due intermediari fidati, entrambi francesi: Bnp e Natixis.

Ammesso che sia questa la tecnicalità adottata, resta la domanda: perché farsi scappare il prezzo? La tattica del finanziere bretone potrebbe essere quella del diavolo tentatore. Una volta raggiunta la soglia del 30%, ulteriori acquisti farebbero scattare l’Opa totalitaria a un prezzo non inferiore al prezzo più alto pagato nel rastrellamento che, a oggi, sarebbe pari almeno al minimo di 4,40 euro toccato nella seduta di ieri (che ha fatto segnare un massimo di 4,81 euro). Vorrebbe dire valorizzare l’intera Mediaset 5,2 miliardi, 1,4 miliardi in più rispetto ai 3,8 miliardi di fine luglio quando a Parigi hanno cambiato idea su Premium. Questa però sarebbe la carota per raggiungere un accordo, perchè i francesi potrebbero ancora passare al bastone in caso di scontro totale. Per sbloccare l’impasse, non avendo superato la soglia d’Opa, Vivendi avrebbe infatti la possibilità di promuovere un’offerta volontaria aprezzo “libero” e non necessariamente su tutto il capitale.

Nel caso di un’Opa ai prezzi lievitati di oggi, sarebbe difficile per Fininvest contrastare l’offensiva: per rilanciare la holding dovrebbe mettere sul piatto almeno 3,3 miliardi, sapendo che la controparte ha comunque più risorse da mobilitare. Se invece si materializzasse il “bastone”, per Mediaset e i suoi azionisti oltre al danno - la mancata cessione di Premium e la mancata alleanza dal respiro internazione - ci sarebbe anche la beffa di un’offerta al ribasso. In entrambi i casi però, sulla carta, la finanza offrirebbe una carta da giocare anche alla difesa. Mediaset ha infatti ancora la delega a un buy-back per rilevare fino al 10% del proprio capitale. Se decidesse di utilizzarla, farebbe scattare l’obbligo di Opa nei confronti del suo socio di riferimento che, col 38,266%, ha raggiunto il tetto massimo di arrotondamento consentito per ora. Ma, se via buy-back scattasse l’obbligo d’Opa, farebbe testo l’ultimo prezzo pagato da Fininvest che non supera i 3,6 euro, 1 euro in meno dei valori di oggi. Certo, gli sfidanti potrebbero sempre alzare la posta, ma a Fininvest basterebbe ottenere un 6,7% del capitale dai soci-patrioti, “sostenitori dell’italianità”, per conquistare la maggioranza che, col capitale votante ridotto al 90% dal buy-back, si raggiungerebbe al 45 per cento.

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